Difficile parlare dei Norrhem in maniera obiettiva in quanto la band di Turku, in sella dal 2017, rappresenta l’ennesima creatura dell’estremo finlandese che si radica in maniera ferma e decisa in quella che può essere definita la via principale della scuola locale. Melodie a non finire, atmosfera, velocità ma anche tanta freddezza esecutiva, che rendono il sound della band, al terzo episodio sulla lunga distanza, abbastanza riconoscibile nel vasto panorama underground locale. La giovane età dei componenti di sicuro non va di pari passo con l’esperienza che alcuni di loro già hanno maturato sul campo, in band come Malum e Daemonarchia, e che si fa sentire sotto il profilo compositivo ed esecutivo, offrendoci dei lavori sopra la media come “Elonkherä”, che soddisfa le alte aspettative create dal precedente “Koitos”, pur non riuscendo a superarlo in termini di bellezza complessiva. Approcciarsi a un disco simile non è mai facile, considerata la proposta ostica della band, non tanto per la cattiveria o l’incomprensibilità del suono (si parla di una produzione sì underground ma comprensibile e abbastanza raffinata), quanto piuttosto per la vena sinfonico/atmosferica molto marcata, con le tastiere costantemente protagoniste a fare il bello e il cattivo tempo in ogni singolo pezzo. Se “Koitos” ci aveva impressionato per la freschezza compositiva di sicuro impatto, con “Elonkherä” percepiamo una band più matura e consapevole della strada che vuole intraprendere, passando da canonici mid tempos, che rappresentano per la maggior parte la struttura dei pezzi, a fiondate di classici blast beats, sempre ben inseriti nel contesto atmosferico.
I quaranta minuti circa del lavoro sono davvero ben bilanciati e non si trova nulla fuori posto in ragione del fatto che la band non è dedita all’improvvisazione e segue una logica nelle composizioni. L’inizio è con il botto, “Kali Yugan Tulessa” è l’opener perfetta, che parte con un riffing incessante su una base in mid tempo per poi esplodere, offrendoci pure sprazzi di classe con break acustici di alta scuola, così come “Liitossa Veren Ja Maan”, altro siluro atmosferico dalle sognanti melodie ma dall’approccio più accademico. Il discorso si fa differente in “Tuhannen Vuotta”, dove il riffing ha un animo più punk, tanto è lineare e privo di orpelli, e viene fuori l’anima più diretta della band, senza però rinunciare alle onnipresenti tastiere, in questo caso relegate al servizio del pezzo (e non al contrario, come avviene nel resto del disco).
In “Sarretut” la band alza la posta in gioco, inserendo cori in clean che si erano già sentiti in “Koitos”, davvero ben riusciti e intrecciati con synth dall’approccio molto progressivo che conferiscono al pezzo un andamento molto seventies. Il combo finlandese conclude con la mini suite “Kaksi Polkua Kuolemaan”, prova maiuscola di quasi nove minuti, dove la band dà il meglio di sé; un incipit lento e marziale dà successivamente spazio alla violenza e a break puramente folk, con chitarre acustiche in coppia con i soliti synth, che indicano le linee portanti di quello che risulta il pezzo più ambizioso e meglio riuscito del lavoro. Non possiamo parlare di capolavoro: “Elonkherä” è un buonissimo disco che conferma la band tra i top master dell’atmospheric black metal finlandese, grazie a un songwriting mai banale, complesso e ricercato, un sound solido seppur diretto a una nicchia molto ristretta, tra deliri fantasy, foreste ghiacciate e creature mitologiche. Sognanti.