A tre anni da “Black Metal Ultras” e dallo split “Worms, Blood & Pills”, i parmigiani Whiskey Ritual ritornano senza compromessi con un nuovo album, “Kings”. La quinta release dei paladini del black & roll nostrano si presenta, a partire dall’artwork in copertina, come un concentrato di adrenalina e sregolatezza. La fusione tra riff blackeggianti, elementi punk e cori da ultras rievoca da subito le atmosfere di “Black ‘N’ Roll” e di “In Goat We Trust”. Queste, però, si ripresentano sublimate ed estremamente più schiette e immediate. Sono due le costanti in questo lavoro in pieno stile black metal ultras: rabbia e degrado.
Poco importa se queste sensazioni provengano dalle digressioni black e decadenti di “Rien Ne Vas Plus”, o dall’andamento punk di “Jetlag”, perché i Whiskey Ritual riescono a mettere in simbiosi questi due generi, e lo fanno pure bene, senza scordarsi di aggiungere anche dei richiami al rock anni ottanta.
Il risultato è una colonna sonora perfetta per quelle notti in cui frenesia e depravazione la fanno da padrone. La qualità sonora è notevolmente migliorata rispetto alle releases precedenti, dando così un taglio netto allo stile raw che li ha contraddistinti fin dagli albori.
Questa crudezza però non è andata perduta ma, anzi, la si ritrova senza difficoltà nella carica violenta e irriverente insita in ogni brano. “Kings” si presenta quindi come un album molto più adatto ad un live che non all’impianto stereo di casa. I cori di “Eye For An Eye” e di “Welcome To The Gray Zone” ne sono un esempio lampante, un autentico invito a cantare (possibilmente da ubriachi) sotto al palco.
E in fondo è proprio questa la quintessenza dei Whiskey Ritual, la voglia di far casino e, soprattutto, la voglia di farlo dal vivo.