L’AOP Records è sicuramente una realtà da tenere sott’occhio in questo oceano di releases e nuove label non sempre all’altezza e che non vanno oltre l’aspetto bello patinato di cui poco ci interessa. L’etichetta presenta l’ultimo album dei Karg, one man band di V. Wahntraum (J.J. negli Harakiri For The Sky), progetto che potrebbe non essere sconosciuto, essendo giunto già all’ottava fatica sulla lunga distanza. Nato come one man band, si è evoluto come progetto “completo” per varie apparizioni live dal 2010 al 2019, con diverse pause, l’ultima delle quali fondamentale per la nascita di questo lavoro. “Resignation” conta solo cinque tracce, ma nessuna paura, parliamo di brani che superano tranquillamente i dieci minuti di durata. Siamo di fronte ad un album corposo, dall’ascolto intenso e che necessita di pazienza per saper apprezzare brani dalla lunghezza importante, dove l’ascoltatore è portato a vivere un viaggio, e questa è sicuramente una delle prime sensazioni che si provano. L’apertura è affidata a “Was Belibt” (“cosa rimane”), cantata in tedesco, lingua che potrebbe non convincere ma che in realtà si sposa molto bene con queste melodie. Si tratta di un brano struggente, la sensazione del viaggio di cui si parlava prima è un sentimento che non abbandona per tutta la durata del pezzo. La voce di J.J. si presta in maniera ottima, ruvida ma dotata di grande eleganza, e funge da accompagnamento perfetto, con variazioni clean melodiche di gusto.
Le influenze shoegaze e post metal sono molto evidenti, e non dispiaceranno nemmeno ai profani del genere, mentre il testo è un elemento importante del brano (e dell’intero disco), con malinconia e disperazione sempre presenti. Nel secondo brano, “EBBE//FLUT”, il tema della solitudine e della disperazione resta centrale e anche qui ritroviamo le ritmiche del black ambient più classico ma con grandi influenze post metal e shoegaze, per dieci minuti di struggimento, con un interessante intermezzo di voce femminile. “Grab Der Wellen” (“tomba delle ombre”) a mio parere rappresenta un po’ il succo del disco e sprigiona tutta la potenza dei Karg. Le influenze black sono forti e continue, con una voce più “piena” e decisa, sicuramente più apprezzabile dai puristi del genere. La presenza di violini e piano dà ulteriore forza al brano, dove il tema dalla disperazione, dell’amicizia e della morte è ancora una volta centrale, in una sorta di celebrazione macabra che ha anche un suo lato positivo. Chiude l’album “Generation Ohne Abschied” (“generazione senza addio”), una sorta di ballata carica di tristezza per un amore tragico, con il trascorrere del tempo che ha la meglio su tutto. Anche qui le melodie post metal sono ben presenti, con parti cantate che si alternano a un vero e proprio monologo, per un brano decisamente impegnativo, di oltre quattordici minuti di durata. Si tratta dell’unico testo non scritto da J.J., essendo la rivisitazione di un brano di Wolfgang Borchert, importante drammaturgo tedesco del secolo scorso, preso da una sua raccolta inedita in Italia.
Nell’edizione limitata sono presenti due cover, ovvero “Einen Traum Weiter Dort Fangen Wir Das Licht” (“Dreaming My Dreams” dei Cranberries) e “Fieberherz” (“Fever Queen” dei Nothing). Da segnalare soprattutto la prima, una ballata carica di nostalgia e struggimento. In conclusione “Resignation” è un album di grande bellezza ma anche di grande complessità, non tanto per la lunghezza dei brani quanto per la lingua, che non è un tedesco classico ma un dialetto, con tracce di lingue scandinave. Un album non adatto a tutti, freddo, monotono, ma la cui originalità e solidità non passano inosservate e che necessita di molteplici ascolti e di una predisposizione verso il genere per essere apprezzato.