Le vorticose ondate della furia creativa, lo sappiamo bene, si concretizzano spesso in svariati progetti per far fronte alle esigenze espressive dell’artista. Ed è proprio questo il caso del finlandese Zannibal che, dopo il grande contributo al pagan atmospheric black della band Marrasmieli e il progetto solista Paisaunt, ha scelto di dare vita a una nuova one man band, Sammale, e all’omonimo album di debutto. Il disco si presenta come un continuo di “Martaiden Mailta”, terzo album dei finnici Marrasmieli di cui Zannibal è chitarrista e compositore. Sorge spontaneo chiedersi quale sia il motivo di tale scelta… Creare un nuovo progetto per seguire quello che potremmo definire un percorso già intrapreso non è affatto usuale, ma la spiegazione ci viene data direttamente dall’artista: c’è un’incredibile differenza di approccio. Se nei lavori precedenti il focus era il raggiungimento di una pienezza compositiva attenta alle scelte tematiche e di produzione, in Sammale il desiderio di riportare la musica a una dimensione più autentica ha portato ad alcuni azzardi come la mancanza di alcune finezze tecniche in fase di registrazione e di mix. Fatte queste piccole ma doverose premesse ci possiamo dedicare all’ascolto e ci troviamo tra le mani un album che vuole essere un vessillo dell’atmospheric black più autentico. L’incipit è particolarmente evocativo, i primi istanti portano alla mente le sonorità dei francesi Grylle (di cui abbiamo recensito “Les Grandes Compagnies”) e fanno sperare in un disco pregno di richiami a mondi ancestrali. Questa rimembranza dura però solo una ventina di secondi perchè, mano a mano che fanno il loro ingresso gli altri strumenti e la voce, ci troviamo a sentire tutte le componenti tipiche del black metal di matrice finlandese.
La gestione dei volumi non è ottimale, le chitarre e la voce danno vita a una massa sonora non proprio nitida, ma l’effetto che ne risulta è coerente col desiderio di ruvidezza e spontaneità. “Sammal”, la seconda traccia di questo album, agisce da lenitivo ed è un intermezzo strumentale che definirei grazioso e molto vicino a quella che potrebbe essere la soundtrack di un moderno gioco di ruolo. Questa boccata d’aria fresca ci prepara così a un’immersione in quello che probabilmente è il brano più black e raw di tutto il disco. “Mehtän Kultainen Kuningas” è infatti un buon connubio tra melodie evocative e il tipico andamento rapido e diretto della scuola finlandese. Il risultato è molto piacevole e, sotto la superficie, lascia trasparire chiari richiami ai monolitici album dark ambient degli anni novanta. L’ascolto prosegue seguendo questo fil rouge di arcaicità e si conclude con “Kalmanväki”, il brano più notevole dell’album, caratterizzato da un riff iniziale particolarmente catchy e da una suggestiva profondità della voce. Anche in questo caso però ci troviamo di fronte al problema di una gestione dei suoni troppo superficiale. Insomma, questo disco non è di certo quello che potremmo definire limpido, immediato e, per certi versi, originale. Rispetto alle releases dei Marrasmieli risente di mix e produzione non proprio efficaci, eppure conserva in sè quel qualcosa che lo rende affascinante ed enigmatico. Un’ulteriore nota di merito va all’audace scelta di includere numerose improvvisazioni con strumenti folk, un lavoro insidioso che però ha contribuito a rafforzare quel senso di genuinità di cui l’album è particolarmente pregno. Una cosa è certa, Sammale ha ancora tante atmosfere da mettere in musica e, se riuscirà a smussare alcuni spigoli, potrà dar vita a releases molto più godibili e d’impatto.