Werwolf lo conosciamo tutti, è un personaggio eclettico, ha venduto migliaia di dischi con le sue band, calcato i palchi di tutto il mondo e, nel bene e nel male, fa parte della storia del black metal della cosiddetta second wave, o giù di lì. Con i suoi innumerevoli progetti ha messo a ferro e fuoco la cristianità e la scena estrema, con una proposta true black metal senza fronzoli, orpelli e contaminazioni di “tendenza”. A distanza di ben otto anni dal buon “Fimbulwinter”, il nostro paladino decide di riesumare il moniker Satanic Warmaster e lo fa come da tradizione, nel migliore dei modi, scrivendo un disco come “Aamongandr”, un concentrato di fiera malvagità incorniciato dalle fiamme dell’inferno. Sin dalla formazione della band nel 1998 Werwolf ha alimentato in modo prolifico e provocatorio la discografia della band facendo tutto da solo, in maniera totalmente indipendente, dedicandosi a un black metal devotamente tradizionale e costruendo un monumento dalle solide e orgogliose fondamenta. Non ci sono vie di mezzo, come sempre, e il disco non perde tempo a dare il massimo, esplodendo in tutta la sua ferocia con il primo singolo estratto, “Bafomet”, che già conosciamo da qualche mese, un autentico inno di black metal old school, che ripercorre il filone epico della scuola nordica, con velocità e melodie che non concedono tregua, segnando il percorso di tutto il disco.
E se “Duke’s Ride” risulta probabilmente il pezzo più ispirato di tutto il lavoro, con “Beserk Death” sembra quasi che il nostro amico si adagi su un brano sì di qualità, ma quasi una copia degli altri. Spetta a “The Eye Of Satan” rialzare i giri, grazie a tastiere enfatizzate in maniera prepotente, poste invece quasi in secondo piano nel resto del disco, soprattutto a causa di una produzione leggermente confusa, che finisce per risultare un elemento di debolezza, penalizzando gli arrangiamenti. Emerge invece il lato epico dei riff, sempre in classicissimo tremolo ma molto ariosi, melodici e taglienti, che si susseguono senza tregua, rallentando solo in pochissimi casi, esaltando così un certo alone mistico al centro del suono. Verso la fine del disco ci troviamo di fronte alle due facce della stessa medaglia, da una parte “Darkness… Triumphator”, violenta come un animale selvatico che cattura la preda e la fa sua, come il black metal duro e puro deve essere, mentre la conclusiva, lunga e dilatata, “Barbas X Aamon” rappresenta l’unico episodio lento, pachidermico e marziale come una tortura medievale, e ci conduce alla conclusione di un disco che risulta un discreto lavoro, dove il marchio Satanic Warmaster è riconoscibilissimo, ma d’altra parte non riesce a bissare la qualità di alcuni ben più illustri predecessori.
“Aamongandr” ha delle buone idee, è ben suonato e ha una sua anima, cosa che di questi tempi non è scontata, ma viene penalizzato da una produzione poco profonda e dinamica. Stiamo parlando di black underground, sia chiaro, ma quando il mix finale inficia la resa del disco non possiamo esimerci da una critica. Un peccato, viste la potenzialità di questo artista che non ci permettiamo di mettere in discussione e che per l’ennesima volta riesce a mettere sul piatto una buona manciata di pezzi che, pur non innovando il genere, ne ribadiscono la sua potenza e la gloria dei secoli. Instancabile.