Dopo l’esordio segnato da un ep eponimo rilasciato in modo indipendente, i belgi Dolchstoss debuttano sulla lunga distanza battendo la bandiera della Drakkar Productions, etichetta francese sotto le cui insegne sono passati grandi nomi del genere, così come Carneadi inutili e anche qualche band in zona NSBM, come per esempio i Gestapo 666, gruppo in cui da qualche anno ci mette lo zampino anche lo zio Lauri Penttilä, meglio noto come Werwolf dei Satanic Warmaster. Il lavoro rilasciato nel 2021 già faceva trasparire grandi potenzialità e tutte sono state pienamente confermate in questo “War Is Eternal”; i Dolchstoss (pugnalata alla spalle in tedesco) sposano in pieno la classica iconografia guerresca, già richiamata dai nomes de plume dei musicisti, che esibiscono pseudonimi germanici e si presentano mascherati da soldati della prima guerra mondiale, con tanto di maschera antigas a nascondere i tratti somatici. Proprio la grande guerra è il cuore della musica e delle liriche dei Dolchstoss, i cui principali ispiratori non possono che essere i Marduk.
Dai giganti svedesi, il combo belga preleva, oltre all’immagine e al concept, pure le sonorità, in particolare quelle degli ultimi due eccellenti album, ovvero “Frontschwein” e “Viktoria”. E quindi ci troviamo travolti da una raffica di riff violenti, taglienti e potenti, da una batteria martellante e da uno screaming basso e controllato, le cui linee vocali, anziché essere un indistinguibile latrato, sono perfettamente incasellate nella forma canzone e tutte comprensibili, altro retaggio dello stile Marduk. Rispetto alla band di Morgan però, i Dolchstoss esibiscono una potenza di fuoco inferiore e pochi riff veramente memorabili, così come un utilizzo dei blast beats meno spasmodico e strutture delle canzoni più complesse, tuttavia la velleità di ricreare un’atmosfera da trincea può dirsi assolutamente riuscita e sono parecchie le tracce che lasciano il segno, come “Sokolov Harvest”, “Osowiec Forest”, “Ghost In The Haze” (forse la migliore di tutto il lotto) e la bordata finale di “Faustschlag”.
Forse una produzione più potente sul versante chitarre non avrebbe guastato, così come una durata dell’album più contenuta, ma il risultato finale è decisamente più che positivo e rappresenta un ottimo biglietto da visita per una band che possiede tutti i crismi per diventare un riferimento nel settore. Se siete dunque amanti di queste sonorità alla Marduk, ma anche di altri epigoni come Infernal War, Sturmkaiser, Triumphator e compagnia cantante, “War Is Eternal” potrebbe diventare un pezzo di pregio nella vostra collezione.