Spesso le scene estreme underground locali sono composte da pochi individui che si sbattono in cento e passa progetti paralleli, a volte (bisogna dirlo in tutta onestà) non facilmente distinguibili l’uno dall’altro. Questo tuttavia non ci impedisce di esplorarle e di scoprire, nonostante tutti i limiti di questo genere di realtà, qualche gruppo interessante che con piacere poniamo all’attenzione dei nostri lettori, sempre affamati di umido e sconosciuto putridume. È il caso degli Altar Of Gore, sanguinario duo black/death proveniente dal New Jersey, composto dal cantante e polistrumentista Acolyte Of The Foul Ones e dal chitarrista Joe Aversario, entrambi impegnati in una miriade di altri progetti sotterranei, spesso insieme. A circa due anni di distanza dal full length di debutto “Obscure & Obscene Gods”, uscito nel 2020, questa compilation, che vede la luce in formato 12” sotto l’egida della Sentient Ruin Laboratories (etichetta piccola ma molto attiva, che abbiamo già avuto modo di conoscere sulle nostre pagine virtuali), comprende le due demo pubblicate dai nostri simpatici macellai, ovvero “Infinite Visions Of Violence” e “Demo 2018”, in una sorta di cimiteriale riepilogo del materiale meno reperibile della band, nella versione più recente e in quella più datata.
Gli Altar Of Gore non sanno cosa siano educazione e gentilezza e si focalizzano su uno stile brutale, tanto canonico e prevedibile quanto efficace nel suo esito concreto. Uno stile fatto di riffoni grassi e cavernosi, blast beats incessanti alternati a rallentamenti catacombali, e growling cadaverico con qualche concessione allo screaming, guardando nel complesso forse più al death metal che al black puro. Le loro influenze però sembrano essere abbastanza varie e vanno dagli Hellhammer (non a caso omaggiati dalla cover di “Aggressor”) ai Von, passando per Profanatica e Teitanblood. Ovviamente la produzione è in linea con la proposta e il sound polveroso è esattamente ciò che ci si aspetta da uscite di questo tipo, benché l’approccio rehearsal della “Demo 2018” sia forse troppo confusionario e non consenta di percepire le sfumature sonore, comunque presenti in questo allegro marasma di violenza sonora in salsa gore.
Niente che non si sia già sentito o che altri non abbiano già fatto prima e probabilmente anche meglio ma gli Altar Of Gore compensano in parte questa mancanza di originalità (che in realtà non credo possa neppure pretendersi) con dosi di sana irruenza e genuinità, e un pezzo come “Sacrificial Procession” piacerà senz’altro a chi adora questo genere di marciume senza farsi troppi problemi.