A quattro anni di distanza dal predecessore “Divora I Figli”, ecco tornare sulle scene il progetto Ars Manifestia, one man band dietro la quale si nasconde il polistrumentista e factotum Harmful, italiano trapiantato ad Oslo, che da ormai oltre un ventennio fa sentire la propria voce catacombale nei recessi più oscuri dell’underground black. Nel corso di una discografia che è giunta al non trascurabile traguardo del quinto sigillo sotto forma di full length, questa creatura ha cambiato pelle più volte, esplorando sonorità diverse ma affini, mantenendo tuttavia costante un’impostazione stilistica di fondo legata ad un approccio fondamentalmente tradizionale, che possiamo ritrovare di base anche in quest’ultima fatica. “Il Mattino Della Follia” cambia però registro rispetto al recente passato, come sembra suggerire anche la cover, dominata da forme geometriche nette e dal contrasto cromatico tra il rosso porpora e il nero, e si muove in territori più malinconici e riflessivi, privilegiando decisamente mid tempo ipnotici e circolari e relegando in secondo piano le parti veloci, pure presenti ma solo in alcuni momenti ben circoscritti. Considerate la lunghezza media delle canzoni (che va dai sei ai quattordici minuti), l’assoluta preponderanza dei passaggi strumentali rispetto al cantato e l’insistita ripetizione di arpeggi e melodie accompagnate da ritmiche cadenzate, si potrebbe perfino parlare di un avvicinamento, sotto certi aspetti, al filone depressive ma a mio parere si tratta di una suggestione più che altro formale in quanto l’album mi pare più concentrato sulla creazione di un altro tipo di atmosfere, meno disperate e, se vogliamo, più “intellettuali” e “cerebrali”, forse più vicine a certo post-rock dall’andamento compassato e meditativo, che in questo caso si sposa con un black metal dal piglio atmosferico e introspettivo.
Questo approccio emerge immediatamente dai cinque minuti iniziali puramente strumentali dell’opener “London 28 December 666” (una sorta di intro che sembra dettare le coordinate sonore dell’intero album) e, in maniera ancora più evidente, nella successiva “I Don’t Make An Effort To Share”, pezzo che pare richiamare perfino qualche influenza vagamente grunge-oriented, se così possiamo definirla, anche nelle vocals sofferte ma lontane mille miglia dal classico screaming che siamo abituati ad ascoltare. E queste due anime, quella più tradizionale e quella più sperimentale, convivono tranquillamente, prendendosi la scena di volta in volta nel corso della release, che rimane comunque nel suo insieme compatta perché strutturata su una solida sezione ritmica e sul lavoro certosino della chitarra, protagonista assoluta di ogni passaggio, di ogni fraseggio, di ogni cambio d’umore e, in definitiva, di ogni brano.
La bilancia pende, a seconda del momento, ora più sul versante black, ora su quello rock in senso lato, e l’amalgama raggiunge a mio giudizio il suo culmine nella conclusiva “My Void”, epitome dell’album e probabilmente una delle migliori canzoni partorite dal progetto Ars Manifestia, nel suo caleidoscopio emozionale sospeso tra rabbia e intimismo. Come abbiamo detto, Harmful ci aveva offerto anche in passato qualche sterzata stilistica ma in questo disco il cambio è davvero piuttosto netto, pur esplicitandosi a mio avviso in modo del tutto naturale e fluido; e già il fatto che non sia per niente agevole descrivere con precisione la musica o incasellarla in questo o quel filone è un elemento apprezzabile e positivo. “Il Mattino Della Follia” va ascoltato con la mente libera e senza alcun pregiudizio: a suo modo triste e raffinato, potrebbe donarvi suggestioni diverse e particolari.