Che anno sarebbe senza una nuova uscita dei Downcross? Beh, abbiamo difficoltà a pensarlo, considerato che dal 2019 la band bielorussa ci delizia con i suoi puntuali e canonici dischi di black metal duro e puro, senza fronzoli o contaminazioni. Questo 2023 è all’insegna di “Invertebrata”, nuovissimo platter di Dzmtr e Ldzrm, esattamente il quinto full length in soli quattro anni, che conferma il loro approccio scarno e diretto, già evidente nei precedenti lavori. Come una sorta di azienda familiare, il duo fa tutto in casa e tutto in sordina, senza pre-sales o particolari strategie comunicative: suonano, registrano, producono e vendono senza uscire mai dal seminato e, pur non brillando per innovazione o colpi di genio, pure questa volta riescono nell’intento di offrirci un disco sano e onesto, che sa dove vuole andare a parare. Dentro “Invertebrata” ci sono riferimenti al passato, citazioni, autocitazioni, rimembranze nostalgiche e soprattutto tanta attitudine.
Un disco che sembra scritto per mero piacere personale, infischiandosene del parere altrui, come suggerisce la copertina (probabilmente una delle più brutte viste da tempo), che ci accoglie con un bel dito medio, presumibilmente di un demone, un orco o una creatura simile. Otto pezzi (compresi i due intermezzi ambientali di dubbia utilità ormai costanti nei dischi dei Downcross) che non spostano gli equilibri e restano nella classica comfort zone ma fanno il loro sporco lavoro. Come “Dawn Of Great Extinction”, che porta il tipico marchio della band fatto di barbara violenza intrisa di melodia, o l’opener “Repulsive Kvlt Invertebrata”, abbellita da un bel break centrale dal raro gusto melodico, che rappresenta probabilmente l’apice compositivo del lavoro.
Ma c’è spazio pure per piccole variazioni, come la sognante e coraggiosa “The World Cannot Be Different”, forse il pezzo più atipico mai scritto dalla band, dall’andatura che ammicca inizialmente al rock progressivo d’annata, per poi tornare sulla retta via del black metal. Il resto è un insieme di canzoni piacevoli, con qualche lampo di classe e qualche riempitivo, per raggiungere una durata sufficiente a licenziare pure quest’anno un nuovo disco. Ma i Downcross sono questi, prendere o lasciare, ancorati alla loro impostazione ottusa e verace di cui “Invertebrata” rappresenta l’ennesimo manifesto. Menefreghisti.