Credo davvero che i brasiliani Mystifier non necessitino di particolari presentazioni. Band seminale nella scena estrema (grazie soprattutto all’esordio “Wicca” del 1992), ha saputo costruire un proprio stile personale che ha avuto ampia eco ed influenza anche sulla celeberrima e famigerata “second wave” norvegese. Il nostro nuovo collaboratore Schizoid, che accogliamo con piacere in redazione, si trovava al The Underworld di Londra in occasione di una data del loro recente tour europeo e ci racconta quella che, dalle sue parole, sembra essere stata decisamente una serata da ricordare. Buona lettura!
Dopo una lunga pausa dal territorio europeo e dal Regno Unito a causa del Covid-19, tornano finalmente i brasiliani Mystifier, una band ormai di culto per chi segue il genere. Giunti sul posto in largo anticipo, vediamo tanta gente in fila prima dell’apertura delle porte. Appena entrati nella location, facciamo un giro veloce al banchetto del merchandise e ci piazziamo sotto al palco per ascoltare gli opener Gorgon Vomit. La giovane band londinese, attiva da poco più di un anno e con alle spalle un ep intitolato “Babylon Detonator”, regge bene il palco con un tiro molto war metal. Poco più di venti minuti feroci e diretti che ci convincono abbastanza e ci fanno ben sperare per un full length e il lancio di questa nuova formazione.
Con un veloce cambio palco last minute, in parte fatto dalla band stessa, arriva l’atto più atteso della serata: i Mystifier. La scaletta inizia nel migliore dei modi con “An Elizabethan Devil Worshipper’s Prayer Book”, e poi uno dopo l’altro vengono proposti tanti classici come “Aleister Crowley & Ordo Templi Orientis”, “The Sign Of The Unholy Cross”, “Osculum Obscenum” e “Defloration”. L’assetto è un black/death metal dal sound più preciso e moderno rispetto al suono caotico di “Wicca”; nonostante questo, la band mantiene la sua identità musicale senza mai snaturare troppo i brani.
La formazione è ben consolidata: Diego Do’Urden, ormai presente da dieci anni nella band, si alterna tra tastiere, basso e un ampio range vocale con grande maestria e padronanza di brani vecchi e nuovi. Anche il nuovo batterista e il chitarrista, ultimi acquisti in lineup, si dimostrano dei professionisti sul palco. Belzeebubth, unico membro storico che porta avanti la band dal 1989, intrattiene il pubblico con proclami sull’importanza dei Venom, nati nel Regno Unito nel lontano 1980, chiedendo ai presenti i nomi delle più importanti band brasiliane.
L’epilogo di questo siparietto sfocia in una devastante cover di “Nightmare” dei Sarcofago, con tanto di cori che mostrano un pubblico ben preparato. Citando poi il film “Gummo” del 1997, con una colonna sonora eccezionale, arriva anche “Give The Human Devil His Due”, brano tratto dal terzo album, in cui il frontman sfoggia il massimo del suo estro artistico con intermezzi di pianoforte e voci pulite. Con un pubblico molto caloroso e assetato fino all’ultimo istante, la scaletta si chiude con l’ennesimo classico “Beelzebuth”, estratto dal secondo album “Göetia”. Forse poco spazio è stato dedicato all’ultimo album e al recente split in compagnia dei Lucifer’s Child ma non possiamo assolutamente lamentarci dell’esibizione.
La band, dopo lo show, incontra i fan al banchetto del merchandise per una lunga sessione di foto, autografi e chiacchiere, dimostrandosi molto disponibile e rispettosa nei confronti del pubblico. Purtroppo, a causa di impegni lavorativi e orari un po’ fuori dagli standard, dobbiamo abbandonare la location all’inizio dell’esibizione degli Imperator. È stata una serata che sicuramente rimarrà viva nei ricordi dei presenti e che va replicata al più presto, vista l’ottima forma della band.