The Rite – The Astral Gloom

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Chi l’ha detto che il black metal deve necessariamente essere chitarre frenetiche e blast beats a velocità disumane? C’è tutto un filone, che si è sviluppato in parallelo alla più nota “second wave” scandinava, prescindendo del tutto da questi elementi ma riuscendo comunque a creare e consolidare una scuola ben precisa. A questo filone appartengono i The Rite, band formata qualche anno or sono da A.th dei nostrani Black Oath e Ustumallagam dei danesi Denial Of God che, dopo il full length di debutto (“Liturgy Of The Black” del 2020) e alcune uscite minori e dopo aver affrontato diversi cambi di line up, giunge ora al traguardo della seconda fatica sulla lunga distanza con questo “The Astral Gloom”, sempre sotto l’egida della Iron Bonehead Productions, etichetta che si dimostra ancora una volta abile nello scovare gruppi interessanti nelle più putride catacombe dell’underground.

La loro musica potrebbe essere definita black/doom in senso lato, con testi che traggono ispirazione da certa letteratura occulta, ma presenta un piglio spiccatamente morboso e recupera tutta una serie di influenze che vanno dai primi Samael ai Celtic Frost, passando per i primi Tiamat e Rotting Christ, Barathrum e Ophthalamia, con una teatralità di fondo che potrebbe farci venire in mente perfino Death SS e Mercyful Fate, e tutto questo dovrebbe quanto meno far drizzare le orecchie a chi è attratto da questo genere di sonorità, che in tempi più recenti hanno visto i Baxaxaxa tra i migliori interpreti.

Ritmi lenti, plumbei, cadenzati e oppressivi si alternano a sprazzi più furiosi ma sempre sulfurei e grezzi e i pezzi sono sostanzialmente costruiti tutti in questo modo, tenendo ferma una forma canzone tradizionale ma dinamica che sicuramente ne favorisce la fruizione, come dimostra il terzetto iniziale composto da “The Spirit Of Mendes”, “The Fathomless Dark” e “Under A Lunar Spell”, emblematico di quello che ascolteremo nel corso di tutto il disco e perfetto biglietto da visita per illustrare l’approccio stilistico della band. Un approccio che non punta sullo sfoggio di tecnica (anche se troviamo qualche discreto assolo qua e là) quanto piuttosto sull’efficace creazione di atmosfere dal sapore ritualistico, grazie ad un riffing lineare e all’utilizzo di inquietanti tastiere di contorno, che solo di tanto in tanto emergono in primo piano, come ad esempio avviene nell’intermezzo “Walpurgis Night”, che non avrebbe sfigurato in qualche vecchio film horror in bianco e nero.

A tratti sembra emergere un’impronta quasi lisergica da messa nera e in questo contesto non stona affatto la cover dei Lollipops “Naked When You Come”, canzone pop psichedelica del 1966, che i nostri stravolgono completamente, facendola propria e imprimendole il loro timbro particolare e raccapricciante. Da citare in conclusione anche “Nosophoros”, forse il pezzo migliore di un disco che non ha momenti di stanca né cali qualitativi per tutta la sua durata, grazie anche all’indubbia esperienza dei musicisti coinvolti nel progetto, in questo caso sostenuta da un’ispirazione costante. Se amate il black metal più compassato ma non per questo meno letale e se al gelo nordico preferite le atmosfere da girone infernale di certo black metal greco, allora date senza esitazioni un ascolto a questo “The Astral Gloom” e sicuramente non ne rimarrete delusi.

REVIEW OVERVIEW
Voto
74 %
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the-rite-the-astral-gloomTRACKLIST <br> 1. Intro – The Evocation; 2. The Spirit Of Mendes; 3. The Fathomless Dark; 4. Under A Lunar Spell; 5. Walpurgis Night; 6. The Astral Gloom; 7. Nosophoros; 8. Naked When You Come; 9. The Valley Of Megiddo; 10. Outro – Sheol <br> DURATA: 43 min. <br> ETICHETTA: Iron Bonehead Productions <br> ANNO: 2023