I greci Temple Of Katharsis sono attivi da oltre dieci anni ma giungono solo ora all’agognato debutto sulla lunga distanza, sotto l’egida della polacca Theogonia Records, dopo una manciata di uscite in formato ep e split e dopo essersi fatti le ossa in sede live calcando i palchi in compagnia di gruppi affermati come, tra gli altri, Septicflesh, Rotting Christ e Gaerea. In questo lungo lasso di tempo la band capitanata dal cantante e bassista Hellmaster 666 ha avuto modo di affinare la propria capacità compositiva e in effetti i brani presenti in questo “Macabre Ritual” danno la netta impressione di essere piuttosto ben strutturati e suonati da musicisti d’esperienza, pur mantenendo un piglio fondamentalmente rustico e spontaneo.
Musicalmente i nostri amici gravitano in quello spazio grigio che si apre a metà strada tra la classica scuola scandinava (norvegese in particolar modo) della prima metà degli anni novanta e l’altrettanto consolidata e tradizionale scuola ellenica, formatasi grosso modo nello stesso periodo. E così i consueti marchi di fabbrica di questi due approcci stilistici si trovano qui mescolati in un equilibrio abbastanza funzionale che dà vita a pezzi sicuramente non originali ma nel loro insieme apprezzabili, soprattutto da parte di chi ha le orecchi allenate a questo genere di sonorità, che potrà cogliere al meglio le varie influenze e sfumature.
Se dovessi fare dei nomi definirei la proposta dei Temple Of Katharsis come una sorta di mix tra Rotting Christ e Naer Mataron, con una spruzzata di vecchi Satyricon: i ritmi sono sempre piuttosto sostenuti, prevalgono la furia e i blast beats ma si tratta di una furia sempre controllata e ben inquadrata in composizioni solide che presentano passaggi ragionati e cambi di tempo canonici ma efficaci, senza mai far venire meno la violenza esecutiva.
E tutto questo grazie ad un riffing piuttosto ispirato, ad una sezione ritmica dannatamente precisa e puntuale e ad una produzione curata che dà corpo ad un sound particolarmente oscuro ed intenso. L’atmosfera sulfurea e infernale lascia spazio a qualche ventata d’aria gelida tipicamente scandinava e il risultato complessivo sarà in grado di soddisfare molti palati: prova ne sono pezzi come “Erasure Of Religious Existance”, “In The Dungeons With The Rats” o ancora “Inside The Medieval Crypt”, punte di diamante di un album che procede lungo la sua strada senza particolari cadute di tono. Da evidenziare la prova dietro al microfono di Hellmaster 666, caratterizzata da uno screaming secco, nervoso e spezzato che a tratti vira verso un timbro più avvolgente, accostabile ora a Sakis Tolis ora a Satyr, e si rivela decisamente espressivo, marchiando a fuoco tutto il disco e rappresentando il vero valore aggiunto di molti passaggi. Insomma questo debutto è l’ennesima testimonianza dello stato di forma della scena underground ellenica, che continua a produrre gruppi interessanti, degni di rinnovare i fasti dei tempi che furono pur senza inventare niente di nuovo: e i Temple Of Katharsis sono tra questi, anche se probabilmente non godranno mai di grande visibilità e saranno relegati nel calderone del “culto”, ascoltare per credere.