Questo periodo ha segnato il ritorno sulle scene, dopo tanti anni di assenza, di alcune realtà che popolavano l’underground italiano nei primi anni del nuovo millennio e che, anche solo per anzianità, potremmo definire “storiche”. Dopo i Death Dies con “Stregoneria” è infatti la volta dei Gosforth, band formata da membri di Black Oath e The Rite, il cui silenzio si protraeva dal lontano 2006. Dopo la pubblicazione del debutto sulla lunga distanza “V.H.E.M.T.” nel 2004 e del successivo “Hornlust” appunto nel 2006, che avevano destato una discreta impressione tra pubblico e critica di settore, della band si erano completamente perse le tracce, per cui questo nuovo “Scourge Of Dark Dominion”, che esce sotto l’egida della Underground Kvlt Records, potrebbe quasi essere considerato come una sorta di nuovo esordio. In realtà per i Gosforth, come si suol dire, il tempo sembra essersi fermato perché questo nuovo lavoro evidenzia una netta continuità, non solo stilistica ma anche esecutiva, rispetto ai suoi due predecessori, al netto di una maggiore fluidità e maturità nella costruzione dei pezzi, frutto probabilmente dell’esperienza accumulata in questo lungo periodo dai musicisti coinvolti nel progetto: per dirla in altri termini, i nostri amici si dimostrano refrattari a qualsiasi discorso “evolutivo” e continuano imperterriti a suonare black metal vecchio stampo, proprio come facevano prima, perché evidentemente è ciò che sanno e che vogliono suonare.
I loro riferimenti restano quindi quelli classici, che più classici non si può, con un occhio di riguardo nei confronti dei Mayhem, il cui fantasma sembra aleggiare come un’ombra cupa e minacciosa sulle composizioni di questo album, senza tuttavia trasformarlo in un puro e semplice tributo a quella che fu la band di Euronymous. Prova ne siano pezzi come l’opener “Luciferian Gnosis” e, in maniera forse ancora più marcata, “As Gods Below”, a mio parere la vera punta di diamante del disco e sicuramente il brano che più mi ha colpito fin dal primo ascolto: canzoni costruite su una buona alternanza tra sfuriate in blast beats e momenti più cadenzati e oscuri, come poteva esserlo una “Freezing Moon”, che ci riportano dritti alla metà degli anni novanta, quando il black metal usciva dalle umide cantine norvegesi e, a dispetto di ogni pregiudizio, conquistava l’audience metallica. Anche il cantato sofferto e sospirato di A.th sembra richiamare un po’ quello di Attila Csihar mentre la produzione polverosa e soffocata, non troppo potente, esalta a dovere l’aurea sulfurea di cui questo lavoro è impregnato dalla prima all’ultima nota.
Il gruppo sembra essere a proprio agio anche nei passaggi più rallentati, talvolta impreziositi da semplici ma funzionali linee di synth dal sapore quasi liturgico, come avviene ad esempio in “Graced By Flames”, vera litania mortifera, a mio avviso non a caso piazzata proprio a metà album, quasi a rappresentarne il culmine della tensione, o in parte anche nella conclusiva “Legion Of The Adversary”, che recupera quell’atmosfera rituale e chiude degnamente il disco. In definitiva possiamo dire che “Scourge Of Dark Dominion” è un ritorno che si gioca piuttosto bene le sue carte, inserendosi consapevolmente in un ben determinato solco tradizionale, di cui intende rispettare (e in effetti rispetta) tutti i canoni. Un disco per nostalgici quindi? Forse sì ma anche una conferma per i sostenitori di vecchia data e una buona occasione per approcciarsi al gruppo italiano da parte di chi non li aveva mai ascoltati in precedenza.