Nati addirittura nel lontano 1995 e formati da membri ed ex membri di Sorcerer e Pestnebel, i tedeschi Aphelium Aeternum approdano solo ora all’agognato debutto sulla lunga distanza con questo “Dark Interstellar Mysteries”, che esce per la piccola ma attiva Dominance Of Darkness. Un album che fin dal titolo e dalla copertina ci mette immediatamente sull’avviso per quanto riguarda il suo contenuto. Abbiamo infatti a che fare con un concentrato di black metal sinfonico nella sua forma musicalmente più classica, caratterizzato dall’altrettanto classico concept legato alla misteriosa vastità dell’universo, al viaggio interstellare/spirituale sullo sfondo dell’oscuro cielo notturno e altre simili metafore, alle quali chi segue il genere dalla metà degli anni novanta circa è senz’altro ben abituato. Il gruppo non nasconde i propri numi tutelari e indiscutibili punti di riferimento compositivi, che d’altra parte appaiono evidenti anche solo dopo qualche secondo dell’intro “The Stargate Opens”: innanzi tutto Emperor (ovviamente) ma anche Limbonic Art e Obtained Enslavement, fino ad arrivare ai vari Troll, primi Covenant, Perished e Odium.
Quindi chiunque abbia un minimo di famigliarità con questo tipo di sonorità saprà esattamente cosa aspettarsi: riffing serratissimo, inframmezzato da momenti più ariosi e passaggi melodici di indubbio gusto; drumming quasi sempre furioso ma ben calibrato nel dettare i vari cambi di tempo ed atmosfera; screaming classicissimo, impostato su toni da demone con la laringite che ulula alla luna; e naturalmente tastiere a fare da contorno al tutto, quasi onnipresenti in sottofondo e comunque fondamentali nell’economia del sound dei nostri amici, senza tuttavia mai risultare eccessivamente preponderanti e senza mai prendersi troppo la scena a discapito delle chitarre, che restano comunque lo strumento sul quale sono imbastite le strutture dei vari pezzi. Qualche studiato ed efficace squarcio acustico qua e là completa il quadro di un disco che risulta indubbiamente piacevole e che se fosse uscito nel periodo in cui il black metal sinfonico dettava legge (e si prendeva anche le sue meritate soddisfazioni commerciali, seppure indossando una veste leggermente diversa, se vogliamo più orchestrale e magniloquente) avrebbe avuto il suo bel perché e oggi sarebbe probabilmente considerato di culto.
Ad oltre vent’anni di distanza da quel periodo per molti versi unico ed irripetibile, un disco così concepito e realizzato può dire la sua ed essere anche apprezzato soltanto se correttamente collocato nella sua dimensione, che è quella del puro revival, ben fatto, di classe, ma pur sempre puro revival, perché davvero non c’è una singola nota in questo lavoro che non riconduca a qualcos’altro e che non faccia immediatamente pensare a questo o quel gruppo. E ciò sia detto a onor del vero e senza voler assolutamente sminuire il quintetto bavarese, che comunque sa come si suona, è senz’altro consapevole di essere fuori tempo massimo (non fosse altro che per l’esperienza dei suoi componenti, che non hanno certo iniziato a muovere i primi passi sulla scena l’altro ieri) e, giustamente, se ne frega. Ecco, se partite da queste premesse e se avete adorato il black metal sinfonico del tempo che fu, allora in questo “Dark Interstellar Mysteries” troverete diversi spunti di interesse e potrete reimmergervi in quelle atmosfere, magari con un pizzico di nostalgia.