Dietro questo bizzarro monicker si celano soggetti già noti della scena estrema ecuadoriana, in particolare di Dungeon Steel e Wampiric Rites. Se i primi si dedicano ad un rozzo black/speed metal e i secondi ad un marcissimo black metal minimale, i qui presenti Avræ Lvnæ si professano nientemeno che portabandiera di un nuovo genere, il Neon Metal! Il nome è discretamente azzeccato, anche se ovviamente i nostri amici sudamericani non inventano nulla di nuovo. Parliamo di un black metal melodico, con echi sinfonici e un utilizzo ben dosato di sintetizzatori; il suono però, seppur stratificato e ricercato, rimane assolutamente grezzo e low-fi, stando alla larga dalla pomposità di stampo commerciale. Il punto forte, infatti, rimangono le melodie: ben ideate, scritte ed eseguite, spesso ipnotiche, stranianti e suggestive. È un sound che, al contrario del black metal classico, non è chiuso e ripiegato su sé stesso, ma ampio e sognante, capace di trasportare l’ascoltatore in un viaggio verso l’infinito buio dell’universo, illuminato solo dalla sporadica luce delle stelle.
Ed è quello che i titoli e i testi paiono suggerire, seppur volutamente impossibili da leggere e totalmente criptici. Probabilmente si tratta di espressioni spagnole a cui sono state tolte le vocali, ma preferiamo non fare ulteriori speculazioni che potrebbero rompere l’incantesimo. La voce è il classico ululato che sembra provenire dallo spazio profondo e si armonizza perfettamente con il contesto, così come la produzione che riesce a bilanciare tutti gli strumenti senza forzature. Alcuni pezzi potrebbero ricordare i Black Magick SS, oppure una qualunque delle dungeon black metal band che stanno spopolando al momento, in particolare negli Stati Uniti, grazie all’etichetta Grime Stone Records. Il suono degli Avrae Lvnae però è sicuramente più complesso e ricercato, quasi aristocratico nel suo elegante incedere.
Il principale difetto riscontrabile è in una durata difficile da digerire, visto che tutte le canzoni, eccetto intro ed outro, superano abbondantemente i cinque minuti di durata, con il picco dei quasi undici della suite finale, “Ls Rgns Hnsptas Dl Vnrs”. Questo, nel complesso, non sarà forse il pezzo migliore dell’album ma la sua melodia portante è destinata a stazionare nella vostra mente, con la sua atmosfera a metà tra folk e depressive, che potrebbe ricordare i migliori lavori di Wyrd o Lunar Aurora ma senza la tipica prosopopea teutonica. “Ntdd Strl” è un lavoro davvero interessante, ricco di una bella dose di originalità e di innegabile talento, che propone un sound molto diverso dalla tipica cruda rabbia espressa dalla scena sudamericana la quale, grazie a queste realtà, cresce sempre di più e si amplia verso nuovi orizzonti.