A circa due anni di distanza dal precedente “Circle Of Ashes”, che mi aveva favorevolmente impressionato, fanno il loro ritorno sulle scene i piemontesi Lilyum, band che ha ormai consolidato la propria presenza nel panorama underground nostrano e che con questo “We Are Disobedience” giunge all’invidiabile traguardo della nona fatica sulla lunga distanza. Nove album non sono certo pochi ma i Lilyum, come un buon vino, sembrano migliorare con l’età, riuscendo ad esprimere con maggiore lucidità espressiva e con la consapevolezza che deriva dall’esperienza le varie influenze che da sempre hanno connotato il loro sound, che resta comunque indissolubilmente legato nella sua essenza al black metal tradizionale, smussando qualche ingenuità compositiva degli esordi e dando continuità musicale al discorso iniziato nel full length precedente, che tra l’altro aveva segnato il ritorno della band dopo il temporaneo scioglimento del 2018. Siamo di fronte a quello che probabilmente è il lavoro più monolitico, unidirezionale e aggressivo che i nostri amici abbiano mai realizzato, sul quale grava come un macigno una cappa funerea dalla prima all’ultima nota: alle consuete atmosfere gelide, qui declinate con un piglio quasi meccanico, e per questo ancora più disumano (senz’altro un elemento di continuità con “Circle Of Ashes”), si aggiunge una certa dose di groove particolarmente violento, considerato che i brani sono tutti decisamente “pestati”, merito di una sezione ritmica precisa e potente, ben gestita dal batterista Summum Algor (che dovrebbe essere entrato in pianta stabile nella band) e dal bassista Lord J.H. Psycho, che non manca mai di far sentire il proprio “peso”.
Qualche eco dei Mysticum e di tutto quel filone che possiamo ricondurre al così detto “industrial” black metal è ben presente (altro elemento di continuità con “Circle Of Ashes”), pur senza mai prendersi la scena per troppo tempo e senza mai prevaricare rispetto ad una concezione più tradizionale, ma basta sentire l’azzeccata intrusione tastieristica nella parte iniziale dell’opener “Noetic Negative” (scelta come singolo e a mio giudizio uno dei pezzi migliori del lotto), dal sapore freddo e “spaziale”, per rendersi perfettamente conto di che cosa io voglia intendere. E non manca nemmeno qualche punta di melodia, pur se acida e isterica, come ad esempio nella comunque ferocissima “Mock The Traitor” e nella conclusiva e tagliente “He Walks Behind My Shadow”, altri due brani che spiccano in un contesto generale più che soddisfacente. I riff si susseguono soffocanti, senza soluzione di continuità e con pochi momenti di più ampio respiro, e il quadro è completato da uno screaming rauco e filtrato, che si mantiene rabbioso toccando qua e là punte di maggiore ferocia, e da una registrazione polverosa, grezza ma non cantinara, forse non classicamente black metal e più vicina alla pesantezza di certo death metal dal suono vintage.
Ecco, sarà forse per la registrazione, sarà per il groove spietato di cui parlavo poco sopra, sarà anche per qualche riff meno inquadrabile e che sfugge un po’ alle coordinate più canoniche, fatto sta che ascoltando questo disco si ha in più di un’occasione la sensazione di ascoltare un album death metal o comunque spesso e volentieri a cavallo tra black metal e death metal, pur in un contesto di grande compattezza generale. Ancora una volta quindi, come del resto già accaduto nel recente passato, i Lilyum riescono ad amalgamare in maniera piuttosto convincente varie sfumature sonore estreme e ci offrono un lavoro che va fruito nel suo insieme e rappresenta una visione della loro concezione musicale che di per sé non è “nuova” ma risulta interessante perché non si appiattisce su stilemi accademici e denota uno sforzo compositivo sicuramente da lodare, al di là dei gusti personali di ciascuno di noi. D’altra parte “We Are Disobedience”, con un titolo del genere, doveva necessariamente avere un contenuto “disturbante” e, almeno in parte, sfuggente e sopra le righe, e a mio parere la band è riuscita nel proprio intento.