Ci avviamo verso la fine di questo 2023, anno abbastanza avaro di uscite di spessore in ambito estremo, anche se ci ha offerto qualche release che ci ha inaspettatamente sorpreso, per qualche motivo. Questo debutto dei polacchi Dominance potrebbe essere in linea con il pensiero appena espresso, anche se per recensire un disco come “Slaughter Of Human Offerings In The New Age Of Pan” potrebbero in realtà essere sufficienti davvero poche righe. La band, formatasi nel 2019, vede tra le sue fila la partecipazione di bifolchi non nuovi alla scena underground polacca e una certa esperienza dei musicisti coinvolti nel progetto la si intuisce già dai primi ascolti: il suono della band è infatti coeso, massiccio e brutale, e per attitudine potremo accostare questo disco al celebre “Panzer Division Marduk”, tanta è la foga rabbiosa sprigionata, nonostante ci sia una maggiore attenzione alla vena melodica che accompagna tutti i brani. Qui si parla di battaglie medievali e lo si evince immediatamente dall’accattivante cover e dalla breve intro estrapolata dal film “Conan Il Barbaro”, che ci fa presagire il massacro all’ultimo sangue della successiva mezz’ora.
Otto pezzi che non lasciano un minimo di tregua, fatti di blast beats, tremolo e urla lancinanti; il tutto accompagnato da sottili linee melodiche debitrici alla vecchia scuola heavy, che creano un’aura epica attorno ad un lavoro che, pur rimarcando il proprio evidente debito nei confronti di mostri sacri come Marduk, 1349 o i Dark Funeral più nervosi, riesce comunque a risultare un prodotto vintage d’effetto. E anche questo è black metal. Nichilismo è la prima parola che passa per la testa quando l’opener “Battlefield” esplode nel nostro impianto d’alta fedeltà in tutta la sua ferocia guerrafondaia; non c’è pace e capisci che l’andazzo sarà il medesimo per tutto il disco, con l’atmosfera relegata in soffitta: riff fulminei come zanzare impazzite, urla e una batteria disumana, anche se la band, con buon mestiere, riesce a far emergere qua e là vaghi cenni che ricordano il thrash d’annata dei Sodom, senza peraltro ammorbidire il sound ma anzi sottolineandone la vena più spietata e combattiva.
Con “Deadly Winter” il gruppo invece tira fuori il suo lato più eroico, grazie all’incrocio di chitarre in riff melodici e a un basso pulsante, e questa canzone, insieme alla conclusiva “Carnage”, risulta uno dei pezzi più riusciti ed elaborati in questa carneficina agghiacciante. È difficile stare dietro a questo susseguirsi di riff demoniaci dal retrogusto sulfureo ma il lavoro fatto da questo power trio, nonostante non inventi chiaramente nulla di nuovo, risulta davvero apprezzabile nella sua semplicità e il risultato finale è un cocktail micidiale, dal sapore famigliare ma pur sempre gradito al nostro palato. Black metal oltranzista e sadico; una volta finito l’ascolto si avrà il desiderio di ricominciare da capo per passare ancora una volta dal calore e dal bagliore delle fiamme all’oscurità e al freddo in pochi istanti. Letali.