Quintetto tedesco, tranne il bassista che è italianissimo, i Maledictio Mortis appartengono a quella categoria di band, ormai da tempo in netta minoranza se non decisamente in via di estinzione, che preferiscono ancora inviare il promo fisico (nel caso specifico pure corredato da adesivi, proprio come si faceva una volta) anziché il più pratico e veloce, ma forse meno “personale”, promo digitale. Questo “Verfall Des Seins” (che tradotto in italiano significa qualcosa come “il decadimento dell’essere”) è il loro ep d’esordio e si pone nel solco di un black metal che, pur se dai toni cupi ed atmosferici, si colloca abbastanza lontano dalle classiche sonorità di stampo nordico, preferendo invece farsi influenzare da un approccio più dark e pesante (e infatti i nostri amici definiscono la loro musica proprio “dark metal”) che può richiamare alle mente Bethlehem (il cui full length di debutto si intitolava proprio “Dark Metal”, sarà un caso?), Deinonychus e gente così. I Maledictio Mortis hanno un songwriting dal mood triste e malinconico, che privilegia l’aspetto ritmico della faccenda, mettendo in primo piano il groove cadenzato del brano, e lo si intuisce fin da subito dai chitarroni, molto tedeschi, dell’opener “Säuberung”, ben costruita, granitica e piuttosto efficace.
Il medesimo piglio lo ritroviamo nella seguente “Kirchenbrand” e in generale in tutto il disco, il quale tuttavia non è del tutto privo di un certo tocco melodico più morbido e avvolgente, ma sempre sinistro, che a tratti riesce a venire in superficie, come ad esempio in “Hexenhammer” e, seppure in misura minore, nella conclusiva “Wellen Der Stille”, che è forse la canzone meglio realizzata e quella che probabilmente costituisce la summa dell’attuale concezione musicale del gruppo. Tuttavia la chitarra solista, che dovrebbe veicolare l’anima più melodica e ariosa della band, non può prendersi la scena come dovrebbe ed è fin troppo penalizzata da una registrazione davvero soffocata e polverosa che, se da un lato esalta a dovere il riffing e la sezione ritmica, dall’altro mette in secondo piano praticamente tutto il resto.
E a farne le spese è anche la resa sonora delle parti vocali, davvero eccessivamente impastate, con il ringhio del cantante che ne esce piatto e monocorde quando avrebbe invece dovuto risultare potente e stentoreo. Discorso a parte merita “Verfall”, episodio veloce e con accenni quasi black n’ roll, dallo sviluppo forse un po’ scolastico e scontato ma che ad ogni modo mette in risalto una diversa anima dei Maledictio Mortis, meno intimista, che forse l’ensemble teutonico avrà modo di farci conoscere più a fondo nelle eventuali prossime releases. A conti fatti “Verfall Des Seins” non è certamente esente da difetti, come ho avuto modo di evidenziare poco sopra, ma per essere un debutto è più che soddisfacente e si guadagna ampiamente la sufficienza, nell’attesa che la band, che è impegnata in un’attività live piuttosto intensa a livello underground, possa entro breve affinare tecnica e idee.