“Visitant” dei Nightgaunt è la tipica uscita targata Inferna Profundus Records, ovvero un disco di raw black metal al tempo stesso grezzissimo e malinconico, che segue il trademark al quale l’etichetta lituana ci ha da tempo abituato. Si tratta di un duo spagnolo/statunitense, qui al suo debutto direttamente sulla lunga distanza, che interpreta il genere nella maniera più convenzionale possibile (ma non per questo necessariamente poco interessante o coinvolgente), seguendo quel filone che proprio nella penisola iberica e negli States ha avuto negli ultimi anni un ampio sviluppo, sicuramente in termini quantitativi e con alti e bassi qualitativi. L’opener “A Death, Released Of Oppressive Life” parte con una triste intro di pianoforte (strumento che farà la sua comparsa anche in seguito nel corso del disco ma sempre in intermezzi di contorno, senza mai essere effettivamente parte integrante dei pezzi), che ben presto sfocia nel classico sound caratteristico del genere, dominato da un riffing graffiante e depressivo al tempo stesso e da una batteria ossessiva e con poche variazioni, fissa sul blast beat o sul solito ritmo da marcetta: il tutto crea la consueta atmosfera lugubre e dolorosa, esaltata da uno screaming sofferto e gracchiante, a tratti più lontano e spettrale, e da una registrazione ovviamente artigianale e deficitaria, che vede il parossismo zanzaroso delle chitarre assolutamente e costantemente in primo piano a scapito di tutto il resto.
E questi sono gli elementi che ritroveremo identici anche negli altri brani, tutti molto simili tra loro, lunghi, ipnotici e sempre in bilico tra ferocia espressiva e grigie melodie che tentano faticosamente di emergere al di sotto di una coltre di sporcizia sonora.
Diciamo che i nostri amici si inseriscono agevolmente nel solco tracciato da gruppi come primi Lamp Of Murmuur, Sanguine Relic, Revenant Marquis, Black Cilice e simili, che a loro volta sono naturalmente legati ad un filo rosso che li unisce ai vari Mütiilation, Vlad Tepes, Belketre, Black Funeral e via dicendo: tutto è al posto giusto ma quello che manca è forse quel pizzico di personalità in più che permette ad una proposta di questo tipo di assumere quella sfumatura, quell’atmosfera, quell’impronta particolare che possa farla distinguere nel mare magnum dell’underground raw black metal, che è davvero densamente popolato (fin troppo). In ogni caso se amate questo genere di sonorità un ascolto è certamente consigliato.