A distanza di cinque anni dall’ultimo full length “De Horae Leprae”, i canadesi Délétère tornano sul mercato con quello che possiamo definire il loro lavoro più oscuro fino a oggi. I nostri discepoli della pestilenza, ormai punta di diamante del métal noir québécois, insieme a Monarque, Forteresse e Ossuaire (tra gli altri), riescono a bissare i successi precedenti alzando addirittura l’asticella e facendoci precipitare in un abisso senza fine di blasfemia e perversione. Come ogni disco della band, “Songes D’Une Nuit Souillée” è caratterizzato da dinamismo e varietà, mai un pezzo è uguale all’altro benché tutti siano accomunati da un fil rouge che li tiene ben stretti tra loro, tra ricercatezza compositiva e ossessione per i dettagli curati maniacalmente che lo rendono un lavoro di non facile assimilazione, che anzi necessita di svariati ascolti per entrarci dentro. Ovviamente non ci sono novità nel sound, che rimane ancorato ai crismi della seconda ondata, con composizioni che mantengono un tempo abbastanza spedito ma mai esagerato e si concedono qualche sfuriata di tanto in tanto: tuttavia, notiamo da subito come ci sia grande attenzione al songwriting soprattutto nelle linee di chitarra, sempre armonizzate, così come gli arrangiamenti orchestrali e corali.
Il risultato è un disco maestoso, denso e pieno di sfaccettature ma coerente con il passato della band, caratterizzato da una produzione sufficientemente pulita, che favorisce la percezione di ogni strumento: otto pezzi, di cui uno strumentale a base di piano a fungere da spartiacque, rappresentano le singole tappe di un viaggio omogeneo ma mai monotono, tra drammaticità, intensità, suoni apocalittici ma melodici, che rendono questo “Songes D’Une Nuit Souillée” nel suo insieme organico e potente, ben bilanciato e massiccio. Approcciarsi a un disco simile non è facile ma la soddisfazione che può darti ascolto dopo ascolto è innegabile: i primi quattro pezzi, classici ma criptici e atmosferici, creano un’atmosfera malsana e tetra, grazie soprattutto all’egregio lavoro delle tre asce, in costante e affilato tremolo, a sottolineare le melodie che di tanto in tanto vengono sommerse da cori quasi liturgici che enfatizzano l’approccio “profano” della band; in particolare “Messe Scandaleuse” è una canzone complessa e pregiata, con numerosi cambi tempo, le chitarre che trascinano nel buio pesto e cori assolutamente inquietanti che lentamente sfociano nella strumentale “Sonata Impudicitiae”, esempio di malvagità trasformata in musica che smorza l’andamento isterico del lavoro.
E se “Lex Syphilii “ è il pezzo più canonicamente black metal del lotto, ci pensa “Le Labour Des Chairs “ a portarci su lidi più epici, con un lavoro di chitarre ipnotico e fiero che ci accompagna al termine del viaggio con la “quasi” title track, altro esempio di mid tempo targato Délétère, dove i cori e le vocals di Thorleïf continuano a essere protagonisti assoluti. Ennesima prova di forza della band quindi, che si impone sul trono della scena del Quebec, componendo un disco tanto articolato quanto tradizionale: non è un’impresa scontata non cadere nell’autocitazionismo pur rimanendo fedeli a un proprio marchio che sempre di più si sta imprimendo nel carbone rovente degli inferi. Coerenti.