Duo proveniente da Genova, del quale fa parte un membro dei Kolossus, progetto di cui ci siamo occupati sulle nostre pagine virtuali, gli Åsse, termine norvegese che si può tradurre come “cresta della montagna”, esordiscono con questo omonimo ep, che vede la luce sotto l’egida della piccola ma molto attiva etichetta messicana Iron, Blood And Death Corporation. Si tratta di un lavoro abbastanza variegato, innanzi tutto per quanto riguarda i testi, che spaziano da argomenti tristemente concreti come la guerra ad amare riflessioni introspettive, da racconti di stampo sci-fi a rievocazioni storiche che vanno dai processi alle streghe di Salem al caro e vecchio Vlad Dracula (quello vero, non il vampiro). A questa varietà lirica corrisponde una certa eterogeneità anche sotto il profilo musicale, che tuttavia non fa venir meno la coerenza stilistica del disco. Il quale in sostanza si muove sulle coordinate di un black metal di chiara estrazione classica, secco ed essenziale, con pochi fronzoli ma potente e quadrato, che a livello di influenze e suggestioni potrebbe chiamare in causa i Keep Of Kalessin, specialmente nelle parti più tirate e nervose, così come certi Satyricon del periodo mediano, in quelle più cariche di groove e cadenzate.
Lungo questo sentiero chiaramente tracciato si innestano alcune piacevoli deviazioni, che tengono desta l’attenzione dell’ascoltatore e denotano una certa ricerca a livello di songwriting e cura in sede di stesura dei pezzi, tutti ben strutturati e bilanciati tra momenti di pura e feroce aggressività e passaggi più cupi ed atmosferici: si ascoltino le fughe thrasheggianti di “Inner Demons Unleashed”, forse l’episodio più “orecchiabile” del lotto, ma non per questo meno violento, oppure la parte iniziale, epica e oscura, quasi alla Marduk prima maniera, di “(Voivode Of) Teara Rumaneasca”, tanto per fare due esempi ma, come ho già detto, tutto il lavoro è costellato di questi “contrasti”, che lo rendono a mio parere vivo e ne rappresentano probabilmente la cifra essenziale. Allo stesso modo ho apprezzato lo sforzo di diversificare l’approccio vocale, che presenta anch’esso una discreta e non comune varietà, adattandosi alla particolare atmosfera del brano e passando da uno screaming granitico a urla più “filtrate”, dal recitativo dal piglio quasi “teatrale” di “The Salem Ministry” ai davvero sinistri cori infantili della conclusiva “Ode To War”. A voler essere pignoli e cercare il celeberrimo pelo nell’uovo, si potrebbe muovere qualche appunto sulla registrazione, che mi è sembrata troppo soffocata e forse più adatta ad un prodotto raw (cosa che questo “Åsse” non è, e sicuramente non nel senso tradizionale del termine): ma si tratta di un peccato veniale che in effetti non va a sminuire più di tanto la complessiva riuscita di un disco d’esordio già piuttosto maturo e con alcune cose interessanti da dire. Ce ne fossero di debutti così.