La Xtreem Music sembra avere ancora oggi come priorità quella di pubblicare dischi di buon livello. I colombiani Funeral Vomit non mentono affatto nel descriversi con il termine “raw rotten death metal”, al contrario di molte altre giovani band che sfruttano simili definizioni per poi proporre solo una versione leggermente più “vintage” del banale slam death moderno. Le influenze rivendicate dalla band sono in effetti veri capisaldi e nomi di culto del cosiddetto “rotten death metal” come Infester, Autopsy, Mortician, Crematory e Funebre, con l’aggiunta di qualche tocco di war metal barbarico in stile Bestial Warlust, Archgoat e Blasphemy. E in effetti sembra una descrizione piuttosto azzeccata per ciò che troverete sul debutto della band, mica per caso intitolato “Monumental Putrescence”. Le canzoni di questo disco sono di fatto delle piccole schegge di marciume che alternano tempi lenti e massicci dal feeling malato, minaccioso e “cavernoso” (ed è in questi momenti che la band può dar sfogo al proprio gusto per sinistre nenie melodiche in tipico stile old school death, come su “The Mortuary Moon”, la title track e il mastodontico finale di “Cadaveric Apparition”) a primitive sezioni “sparate”, dove il riffing si fa più minimale e si avverte un senso di aggressione più affine al war metal che altro (vedi il delizioso caos sprigionato da “Necromantical Winds”), più l’occasionale quanto immancabile influenza d-beat punk di scuola Autopsy/Nihilist (come nella title track).
È tutta roba molto basica ed elementare, ma i Funeral Vomit la arrangiano in una maniera che dà un senso a queste canzoni rendendole appaganti da ascoltare, anziché risultare una “lista della spesa” di stilemi generati automaticamente: l’impeccabile avvicendarsi tra i riff in tracce come “Spectral Parasite”, “Cadaveric Apparition” e “Necromantical Winds”, o la naturalezza delle transizioni tra “lentoni” massicci e sparate “casinare” su “Swarming Pestilence” (nella migliore tradizione Incantation), dicono tutto quello che vi serve sapere sulle capacità di songwriting della band. Nessuno degli ingredienti qui presentati è spettacolare di per sé ma tutto è realizzato impeccabilmente in relazione a questo stile di death metal.
La presenza sull’album di interludi synth in stile soundtrack horror contribuisce a rafforzare le ambizioni della band, che riesce a ottenere un saggio equilibrio tra atmosfera (che invece tende ad essere totalmente dimenticata nei moderni esempi di tech/brutaldeath “plasticoso”) e violenza primordiale (che d’altro canto risulta un po’ messa da parte in molti lavori di dissodeath atmosferico dell’ultimo decennio, nel loro tentativo di recuperare ed esaltare gli aspetti più “introspettivi” del genere), e questa è essenzialmente la ricetta segreta del vero death metal old school. Se vi piace la roba sporca, lercia e primitiva, “Monumental Putrescent” fa al caso vostro.