Come dimostrato dal successo di Hellripper e Midnight, nella scena di oggi sembra esserci una crescente domanda di gruppi speed metal dall’impostazione vintage e leggermente blackeggiante che creino altra musica nel nome del capro e dei vizi ad esso associati. Sarà forse stata questa consapevolezza ad aver persuaso la band speed/thrash lituana Alcotopia (già autrice nel 2019 di un piacevole debutto ricolmo di soluzioni melodiche interessanti) a cambiare nome in Night Slasher e aggiungere influenze black al loro sound già inequivocabilmente old school? Al di là di dietrologie varie sull’eventuale intenzione del gruppo di sfruttare un trend in espansione, non posso che essere contento di ritrovarmi con un disco come “Night Slasher” nelle cuffie. Ad essere sinceri, il sound della band non è cambiato drasticamente, e non c’è neanche così tanto black metal aggiunto al mix: ascoltando l’album, risulta chiaro come le radici della band rimangano strenuamente ferme nel classic metal degli anni ottanta. Le canzoni rimangono sempre costruite su riff speed metal taglienti, frizzanti e scoppiettanti (“Crystal Lizard”, “Towers”) e incredibili assoli ipermelodici (“Ice”, “Black Trip”, “Pit Of Hate”). Il senso melodico inconfondibilmente ottantiano che si poteva rintracciare negli Alcotopia è stato interamente preservato se non addirittura ampliato. Anche le fondamenta thrash della band sono rimaste per lo più intatte, come dimostra il riffing martellante di “Black Trip”. Il cambio di stile riguarda più ciò che è stato aggiunto rispetto a ciò che è stato tolto: gli elementi blackeggianti fanno capolino occasionalmente in intensissime sezioni melodiche sparate in blast-beat che onestamente rimandano più ai Bütcher (maestri belgi del blackened speed metal) che a qualsiasi “pura” band black metal.
Come accennato prima, l’identità melodica della band è rimasta ancorata al classic metal come non mai. Le canzoni, non importa quanto minimali nella costruzione, mantengono una forte componente melodica sottostante, con ritornelli che risultano eccellenti come “payoff” delle strofe nonostante la loro incredibile semplicità (“Ice”, “Ablaze”, “Towers”). Gli assoli sono intensi e soddisfacenti nel rispondere a qualsiasi domanda posta dal riffing, trasportando le canzoni al loro climax come nel lacerante finale di “Liver Ripper”. I Night Slasher hanno anche l’abitudine di espandere le fondamenta dei brani con aperture melodiche dal carattere vagamente atmosferico, simili a quelle dei Razor di “Open Hostility” ma ancora più ampie che su quell’album, donando a brani come “Black Trip” e “Clyster Lizard” un senso della melodia ancora più forte. È in tal contesto che le recenti influenze black della band possono brillare adeguatamente: le sinistre intro di “Towers” e “Liver Ripper” possiedono un’inconfondibile aura blackeggiante, pur mantenendo una sensibilità melodica fermamente ottantiana.
E per ricordarcelo oltre ogni ragionevole dubbio, la band ci intrattiene con diversi riff che rimandano all’heavy metal classico su “Pit Of Hate” e sulla già citata “Towers”, chiudendo poi l’album in bellezza con un pezzone hard rock blueseggiante (“Satan In The Hall”). In sostanza, un album che non inventa nulla ma che spiazza per livello di dedizione, professionalità e funzionalità del songwriting. Pur non raggiungendo i picchi di Hellripper e Bütcher, questi lituani si dimostrano pienamente all’altezza di nomi quotati come Midnight, Toxic Holocaust o anche del moderno corso (anch’esso molto “classico”) dei Deströyer 666. Per tali ragioni, invito qualsiasi “defender” fanatico del black/speed metal old school con un forte sottotesto classic metal a dare un ascolto a questo disco: non ne rimarrete delusi.