Kerasfóra – Six Nights Beyond The Serpent’s Threshold

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Lo ammetto, non sono mai stato un amante dei suoni di synth e keyboards. Ancora meno dell’utilizzo di questi nel metal. Ma tutto è cambiato quando ho ascoltato “Six Nights Beyond The Serpent’s Threshold”, secondo e ultimo lavoro della one man band cilena Kerasfóra, uscito sotto il vessillo della Iron Bonehead Productions. La proposta è un black metal che definirei da dungeon del culto della morte. Intro e outro di chitarre acustiche dal sapore medievale, ritmiche sempre e solo su mid tempos, urla agghiaccianti affogate nel riverbero di una caverna. Ma la caratteristica principale, ciò che rende questo disco singolare e perfino unico, è sicuramente il magistrale utilizzo dei sintetizzatori, protagonisti assoluti dei sei brani. Non stiamo parlando dei soliti synth black metal. Qui non troverete distese di tappetti sinfonici ed atmosferici su accordi aperti. Il sapiente utilizzo dei suoni sintetici in Kerasfóra ha più in comune con il krautrock degli anni settanta che con i Dimmu Borgir, per capirci. Gli arpeggi dei sintetizzatori suonano come uno strumento a corda immaginario, dal suono sinistro e inquietante, stratificato, che sembra avere una funzione in primis melodica, ma anche ritmica e atmosferica. In altri casi, come nella distopica “Of Enlightenment And Fall”, il suono del synth si avvicina all’estetica retro-futuristica di Perturbator e simili, aggiungendo alla ricetta di Kerasfóra una singolare nota psichedelica anacronistica.

Le chitarre sono invece in secondo piano e utilizzate d’accompagnamento. Godono però di una stupenda distorsione, che richiama alla mente quel suono zanzaroso e thick tanto caro ai mitici primi anni novanta. Quando le sentirete entrare, all’ascolto del brano d’apertura, il vostro cervello esploderà, garantito. Le melodie dei giri di chitarra sono allo stesso tempo crude, brutali e malinconiche, tagliate con l’accetta e ben lontane da compromessi e raffinatezze.

Alle fondamenta, la batteria scandisce i pesanti colpi in modalità carro armato, estenuante e inarrestabile. Per qualche magia arcana, non risulta mai noiosa, facendoci tenere il tempo con piedi e testa per tutta la durata del disco. Molto interessante e insolito l’utilizzo, seppure sporadico, del timpano al posto del rullante, che restituisce quell’immaginario da marcia funebre medievale. Davvero suggestivo. I suoni del disco stanno tutti su quel limite che separa la definizione dal caos, segno di una produzione dai toni raw ma di alta qualità. Ogni dettaglio sonoro è al posto giusto e ben equilibrato tra monotonia e variazione, sia sul campo melodico che su quello ritmico.

L’ascolto complessivo risulta lineare, considerata anche la breve durata del lavoro (poco più di trenta minuti); lavoro che, una volta concluso, ci lascia con la voglia di premere ancora una volta il tasto play. “Six Nights Beyond The Serpent’s Threshold” è un disco pazzesco: sei brani, o meglio, sei notti, che racchiudono la maestria compositiva di Kerasfóra e dimostrano quanto si possa sperimentare creativamente in ambito black metal, senza perdere quell’immaginario mistico ed esoterico caratteristico del genere. Stupefacente.

REVIEW OVERVIEW
Voto
85 %
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kerasfora-six-nights-beyond-the-serpents-thresholdTRACKLIST <br> 1. Of Night And Fire; 2. Of Omniscience And Mystery; 3. Of Consternation And Ecstasy; 4. Of Enlightenment And Fall; 5. Of Darkness And Confusion; 6. Of Serpent And Return <br> DURATA: 32 min. <br> ETICHETTA: Iron Bonehead Productions <br> ANNO: 2024