Di recente sulle nostre pagine virtuali abbiamo parlato di gruppi greci che suonano abbracciando in tutto e per tutto uno stile più scandinavo degli scandinavi (Sad, Lunar Spells e Dødsferd, tra i molti). Con i Funeral Storm, creatura di cui ci eravamo già occupati in occasione dell’uscita di “The Ancient Calling”, breve ma interessante split in compagnia dei connazionali Synteleia, si torna invece al black metal greco propriamente detto, per concezione e impostazione sonora, non fosse altro che per il fatto che la band vanta tra le proprie fila la partecipazione dietro al microfono niente meno che di Stefan Necroabyssious, già nei Katavasia e, soprattutto, nei seminali Varathron. Questo “Chthonic Invocations”, seconda fatica sulla lunga distanza del quintetto ateniese, fuori per la sempre attivissima e attentissima Hells Headbangers Records, si presenta con una bella ed evocativa copertina, che porta la firma di Markus Vesper (ricordiamo i suoi lavori per, tra gli altri, Denial Of God e Manilla Road). Ed è a tutti gli effetti un salto nel passato, a quel periodo in cui il black metal sembrava davvero avvolto dall’oscurità e se ne parlava quasi esclusivamente su alcune riviste di settore, tanto che potrebbe tranquillamente essere confuso con qualche disco pubblicato nel 1993 dalla Unisound Records, o qualcosa di molto simile. Ferma questa impostazione radicalmente vintage, che possiamo apprezzare tanto nella scrittura dei pezzi quanto nella resa sonora finale, del tutto aderente ai dettami dell’epoca (se si eccettua una registrazione leggermente più al passo con i tempi), non possiamo però esimerci dal dire che questo disco riesce ad evitare l’etichetta di pigra fotocopia e a suonare, a suo modo, sorprendentemente fresco e genuino, anche alle orecchie di chi è cresciuto con questo genere di sonorità. I nostri amici insomma non inventano nulla, e non vogliono inventare nulla, ma il loro sporco lavoro lo sanno fare eccome, anche se qui tutto è “prevedibile”, a partire dal tema di fondo dell’album, incentrato sul pantheon lovecraftiano.
Però basta ascoltare il riff inziale dell’opener “Behold The Dark”, che segue la breve intro “Whispers From The Beyond”, per essere immediatamente catturati e catapultati nell’atmosfera del tutto peculiare del black metal ellenico: magica, rituale, avvolgente, dal piglio “mediterraneo”, lontana anni luce dalle gelide e zanzarose trame in tremolo degli ossessivi colleghi scandinavi. Qui infatti le chitarre sono molto “metal”, nel senso proprio del termine; il riffing è potente e nitido e conserva intatto uno spiccato approccio melodico che rimanda anch’esso all’heavy ottantiano di matrice classica, e basta ascoltare un brano come “Mistress Of The Night (The Gathering Begins)”, peraltro già presente nel citato split con i Synteleia, per rendersi conto di quanto appena detto. Altro elemento che marchia a fuoco l’intero album, anch’esso greco che più greco non si può, è ovviamente costituito dalla presenza delle tastiere, appannaggio di Aliki “Arcania” Sarakatsanou, che fa veramente un lavoro egregio: le linee sinistre dei synth infatti sono sempre in agguato sottotraccia, senza risultare mai eccessivamente ridondanti, ma sono fondamentali nel rendere denso e corposo il sound ed emergono al momento opportuno per sottolineare questo o quel passaggio e diffondere il loro alone occulto e misterioso, come avviene in maniera esemplare ad esempio in “The Void” e “The Covenant Of Old”, altre punte di diamante di un disco che in effetti non presenta particolari cadute di tono.
Ad incorniciare il tutto abbiamo il cantato di Necroabyssious, che prende qualcosa sia dallo screaming che dal growling, senza identificarsi compiutamente in nessuno dei due stili, e si risolve in una sorta di personalissimo “ringhio urlato”, a volte vomitato con frenesia, altre più vicino invece ad un rantolo minaccioso, in ogni caso comunque sempre molto sofferto ed espressivo. In definitiva “Chthonic Invocations” è un bel disco di black metal greco (forse l’ho già detto?), con tutte le sue cose greche belle in evidenza: un lavoro che piacerà a chi si intrattiene piacevolmente con band come Caedes Cruenta, Macabre Omen e Cult Of Eibon, oltre naturalmente alla sacra triade composta da primi Rotting Christ, Necromantia e Varathron.