Heresiarch – Edifice

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Nell’arco dell’ultimo decennio gli Heresiarch si sono dimostrati essere uno dei nomi più interessanti della scena war metal, dapprima con il loro grezzissimo e infernale primo ep (“Hammer Of Intransigence” del 2011) e poi con un massiccio debut album (“Death Ordinance” del 2017), che lasciava intravedere spiragli d’evoluzione nel sound di questo implacabile plotone d’esecuzione neozelandese, nella cui formazione si sono avvicendati membri di altre band di spicco provenienti da quella terra, come Verberis e Diocletian. Da allora sono già passati sette anni, ma finalmente gli Heresiarch sono tornati con il loro secondo lavoro “Edifice”, che non fa altro che confermare l’evoluzione della band verso sonorità più sfumate, oscure e atmosferiche, non sempre inclini alla violenza tout-court, per quanto quest’ultima sia ancora reperibile in abbondanza. È infatti innegabile che queste canzoni siano ancora decisamente violente. I blast-beat continuano a martellare con la stessa intensità di sempre, interrompendosi solo di fronte all’occasionale, deflagrante stacco tra una strofa e l’altra, sempre in perfetta sincronia con un riffing che di base rimane piuttosto muscolare e diretto (come ben espresso da tracce quali “Tides Of Regression”, “Gloryless Execution” e “Swarming Blight”). Eppure, questi brani si distinguono dal passato per il loro feeling più espressamente spettrale e contemplativo, non troppo distante dalle atmosfere tipiche di capisaldi del cosiddetto “death dissonante”, quali gli Ulcerate, ma senza che questa componente prenda il sopravvento nella musica a danno di aggressione, consistenza e dinamismo del riffing. Quando una band di metal estremo tenta di inserire parti atmosferiche nel proprio sound, il rischio di rendere tutto statico e incolore è sempre dietro l’angolo. Gli Heresiarch riescono a evitarlo utilizzando gli elementi atmosferici solo in maniera sparsa, o per meglio dire in punti strategici e sapientemente selezionati nel riffing: così, anziché monotona e statica, la musica suona addirittura più dinamica e vitale di quanto fosse ai tempi di “Death Ordinance”.

I power chord dal suono più “astratto” penetrano il monolitico riffing blackened death di tracce come “Noose Above The Abyss” e “Gloryless Execution” come raggi di luce che passano attraverso le crepe di una imponente costruzione, quasi a suggerire qualcosa di più sinistro e atavico nascosto sotto la pragmatica brutalità di un mondo devastato dalla guerra. I ritmi martellanti lasciano poi il posto a intermezzi lenti e dissonanti, scanditi da riffing in tremolo picking o arpeggiato, dai quali traspare molto più chiaramente l’influenza degli Ulcerate. Non penso di esagerare nel dire che l’intero album sembra strutturato quasi come una narrativa tragica a tema guerrafondaio, dove la violenza cieca cede gradualmente il posto a un feeling di sconfitta e insignificanza. La traccia d’apertura “Forged Doctrine” entra a tutta velocità, con impeto irriducibile, ma il riffing astratto/dissonante inizia già a farsi strada, suggerendo un amaro sottotesto all’intero scenario. L’atmosfera densa, avvolgente e sulfurea viene ribadita con forza dal breve pezzo doom “Manifest Odium”, sinuoso ma soffocante come una cappa di fuliggine. Da lì, le tracce seguenti si fanno sempre più brutali e militaristiche ma anche più caotiche nella loro incerta, schizofrenica convivenza tra aggressività “terra terra” e atmosfera surreale. Le cose si fanno più chiare con “Tides Of Regression”, che si apre con un motivo molto memorabile, lento e sinistro: da lì, le nere atmosfere da incubo si intrecciano con maggior coesione nel violentissimo tessuto sonoro, culminando in quella che è probabilmente la traccia più oscura di tutto il disco, “A World Lit Only By Fire”. L’oscurità sottostante è stata ormai rivelata, ed è finalmente libera di causare danni illimitati nelle ultime tracce dell’album: la velocissima, cortissima “Mystic And Chaos” si lascia del tutto andare all’utilizzo più evidente e plateale di un riffing dissonante/spettrale in stile Ulcerate, mentre “Hubris And Decline” è uno strumentale doom costruito su melodie piuttosto funeree e amare, che apre la strada al massiccio pezzone finale, “Militate Pyrrhic Collapse” il quale, pur nella sua velocità, suona come il brano più inerte e “sconsolato” di tutto il disco, chiudendo le danze con un feeling catastrofico di amara rassegnazione, ricordandomi vagamente il capolavoro dei Disciples Of Mockery “Prelude To Apocalypse” del 1999.

“Edifice” non è certo quel che si dice un disco facile: al primo ascolto potrebbe suonare troppo monolitico, e potrebbe risultare difficile focalizzarsi sulle sue molteplici sottigliezze in mezzo a tutto il caos. Di fatto è un lavoro oscuro e di difficile fruizione proprio come l’artwork nero come la pece che lo accompagna. Se, come me, tendete di più alla cara vecchia ignoranza old school senza fronzoli (stile Sodom/Sarcófago), potreste avere bisogno di un po’ di ascolti per immergervi nel wall-of-sound denso, ermetico e intransigente che “Edifice” offre. In fin dei conti, però, ne vale la pena. Non si tratta di semplice atmosfera fine a sé stessa: gli Heresiarch sono una band decisamente ingegnosa, che ha chiaramente passato molto tempo a studiare i lavori di capisaldi storici del black/death metal, e qualsiasi direzione abbiano ora deciso di imboccare, lo stanno facendo senza dimenticare le lezioni imparate in precedenza. Il metal estremo è un linguaggio attraverso il quale si può comunicare qualsiasi concetto in maniera potentissima ed efficace; bisogna solo saperlo padroneggiare con abbastanza talento e confidenza.

REVIEW OVERVIEW
Voto
78 %
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heresiarch-edificeTRACKLIST <br> 1. Forged Doctrine; 2. Manifest Odium; 3. Noose Above The Abyss; 4. Gloryless Execution; 5. Tides Of Regression; 6. A World Lit Only By Fire; 7. Swarming Blight; 8. Mystic And Chaos; 9. Hubris And Decline; 10. Militate Pyrrhic Collapse <br> DURATA: 42 min. <br> ETICHETTA: Iron Bonehead Productions <br> ANNO: 2024