I Kratti arrivano dalla Finlandia e suonano black metal. Punto. E la recensione potrebbe anche tranquillamente finire qui dal momento che essenzialmente non ci sarebbe altro da aggiungere. Ma siccome (non) sono pagato per scrivere cose a sproposito su dischi che ascoltano in pochi, qualche considerazione ulteriore mi posso anche sforzare di farla, per la gloria del caprone e per la gioia di tutti voi. E allora. Si tratta di un power trio di recente formazione, che ha dato alle stampe un demo nel 2023 e che ora approda al debutto sulla lunga distanza via Signal Rex, etichetta portoghese da sempre attivissima nel promuovere realtà underground legate a sonorità estremamente vintage e dall’approccio ferocemente raw. E infatti i nostri amici, nonostante la loro apparente giovane età, guardano fondamentalmente al passato, dal punto di vista sia musicale che dell’attitudine generale. E quindi abbiamo il classico riffing ipnotico e gelido, caratterizzato da un piglio ossessivo che a tratti sembra sfociare in squarci dal sapore più epico o malinconico. E pezzi costruiti come da copione su strutture severe e lineari, con la tradizionale spruzzata di melodia che rende alcuni momenti più “orecchiabili” e non manca praticamente mai nel black metal che proviene dalla terra dei mille laghi.
Il tutto incorniciato dalla consueta registrazione cantinara, che tuttavia, e direi fortunatamente, non sfocia mai nel casino fine a sé stesso, pur evidenziando un certo piglio caotico. I punti di riferimento compositivi sono abbastanza agevolmente individuabili in gente come Azaghal, Satanic Warmaster e Horna, anche se i Kratti a ben vedere (anzi ascoltare) sembrano farsi ispirare in maniera ancora più determinante da realtà forse meno note, come Impious Havoc, Syöpä, Hellkult e simili, e conservano un innato spirito punk, che emerge prepotentemente ad esempio in un pezzo come “Sota Viimeinen” e costituisce un marchio di fabbrica di questo lavoro, conferendo ai brani un andamento diretto e alquanto familiare per tutti i cultori del “true” black metal.
E poi bisogna ammettere che il terzetto, per quanto non sia dotato del dono dell’originalità, ci sa fare ed è in grado di dosare bene i minimali ingredienti a sua disposizione, senza scivolare più del necessario nella mera e scolastica ripetizione di stilemi arcinoti. E lo dimostrano ad esempio le sparute sortite tastieristiche, che fanno la loro comparsa qua e là in maniera molto misurata ma risultano essenziali nel sottolineare l’atmosfera furiosamente sferzante e sinistra di alcuni passaggi. Insomma questo “Matka Kohti Kosmista” non cambierà la storia e probabilmente finirà nel calderone delle innumerevoli uscite del genere, che girano per qualche tempo nei circuiti underground e poi finiscono lì nel mucchio (per essere magari ripescate anni dopo, illuminate dalla solita aureola di “culto”, perché in fondo un po’ di “culto” non si nega a nessuno…) ma in fondo poco importa: è un lavoro come ne sono usciti tanti ma alla fine va bene così, anche la pizza è sempre la pizza ma comunque è buona. E quindi cosa potrei dire in conclusione? Niente, se non che i Kratti arrivano dalla Finlandia e suonano black metal. E tanto basti.