Me li ricordavo decisamente più tamarri ed arroganti gli Horned Almighty ai tempi, erano i primi anni duemila, di “Black Metal Jesus” e “The Devil’s Music – Songs Of Death And Damnation” (buoni dischi che, con ingenuo entusiasmo giovanile, allora valutai con voti altissimi, che oggi quasi sicuramente non assegnerei più), quando erano dediti ad un black n’ roll particolarmente maleducato e ignorante. Ma, lo sappiamo, con gli anni si cresce e si cambia, e qualche traccia di cambiamento era in effetti già visibile in un album come “Contaminating The Divine” che, possiamo dirlo col famoso senno di poi, conteneva già in sé i germi di un avvicinamento dei baldi danesi a sonorità più educate e adulte, anche se naturalmente sempre di black metal si trattava. Con questo nuovo “Contagion Zero”, che segna la settima fatica sulla lunga distanza per la band capitanata da Hellpig e S. (un traguardo da non sottovalutare per un ensemble in giro da circa vent’anni), possiamo dire che questa evoluzione sia giunta a completo compimento. Ora i nostri amici suonano molto meno alla Carpathian Forest o Darkthrone del periodo “The Cult Is Alive” e molto più alla Mayhem, avendo ormai del tutto introiettato nel proprio songwriting quel tipo di impostazione sonora, che in precedenza affiorava solo qua e là ed ora è invece assolutamente preponderante, per la gioia di grandi e piccini. Ed anzi, se analizzato sotto questo punto di vista, questo nuovo lavoro rappresenta probabilmente la prova più consapevole degli Horned Almighty. I quali, forti della loro indubbia esperienza, sono in grado di regalarci una manciata di canzoni che, per quanto tradizionali nella concezione e nell’esecuzione, non potranno che molto convincenti anche per le orecchie di chi è cresciuto a pane e “De Mysteriis Dom Sathanas”.
E davvero basterebbe un pezzo come “Ascension Of Fever And Plague”, con la sua parte iniziale lenta e sulfurea e il successivo vortice infernale di blast beats, che sembrano gridare “Freezing Moon”, a rafforzare questo accostamento. Ma non vorrei che pensaste che il combo danese si sia limitato a realizzare una bella fotocopia di una grande classico del passato (anzi del classico per antonomasia) perché sarebbe ingiusto e riduttivo, e infatti non è così.
Pur non avendo l’intenzione di proporre qualcosa di nuovo, gli Horned Almighty mantengono infatti una loro specificità e un taglio abbastanza personale, facendo anche riemergere a tratti le influenze che più li caratterizzavano agli esordi, come avviene ad esempio nell’opener “The Messiah Scourge”, canzone molto ben bilanciata tra suggestioni vagamente “religious” e rigurgiti alla Satyricon del periodo mediano, che ci dice molto sull’attuale capacità di scrittura della band, o in “Darken The World”, dove viene in primo piano un mai sopito e davvero gradevole retaggio thrash vecchia scuola. Tuttavia credo che il meglio di sé il gruppo lo dia in “Gospels Of Sickness” e “Furnace Of Sulphur And Fire”, a modesto parere di chi scrive i pezzi più riusciti del lotto, molto tirati e furiosi ma anche ben strutturati, dove la violenza esecutiva è posta al servizio di un songwriting maturo ed ispirato, che non rifugge da soluzioni melodiche particolarmente sinistre e dissonanti.
Tirando le somme, possiamo affermare che “Contagion Zero” sia il miglior lavoro nella carriera degli Horned Almighty? Personalmente darei una risposta positiva a questa domanda, anche se il parere di ciascuno in proposito potrebbe variare a seconda dei gusti del momento. In ogni caso è oggettivo constatare l’evoluzione di una band che non è rimasta ferma ma ha saputo elaborare in maniera interessante la propria musica nel corso degli anni, pur tenendo fede ad alcune irrinunciabili coordinate stilistiche di partenza.