Come percepiscono il mondo i fantasmi? Quale prospettiva di tempo e di spazio possono avere coloro le cui anime non riposeranno mai in pace? A partire da questa affascinante premessa, che potrebbe costituire un buono spunto anche per un racconto del terrore di matrice gotica,il cantante Von Päx (Barbarian Swords) e Varg The Mighty (Halflighted, Gorguina, Elven Sorrow), personaggi piuttosto attivi nel sottobosco underground spagnolo, hanno unito le proprie forze per dare vita al progetto dal bizzarro moniker L’Espectre Que Alimenta La Flama Dels Ancestres, una nuova entità che si muove nei territori fumosi e fantastici del dungeon synth, con sfumature dark ambient e un tocco vagamente black metal di stampo epico e atmosferico. E dico “vagamente” perché in effetti l’elemento black in questa release è abbastanza marginale (ma non è detto che sarà necessariamente così anche in futuro, come dimostrano progetti simili a questo, che si muovono spesso “tra un mondo e l’altro”, tanto per non uscire dalla metafora), presente soprattutto a livello vocale e concettuale, oltre che in alcuni passaggi dove fanno la loro comparsa monocordi e insistiti riff in tremolo, che nel contesto generale certamente non sfigurano ma che a ben vedere non aggiungono e non tolgono nulla alla resa sonora finale, essendo sostanzialmente di contorno ad una proposta musicale incentrata sull’indispensabile connubio voce-tastiere.
I tre brani che compongono questo “Funesta Epifania”, album di debutto fuori in edizione limitata e numerata a mano per la misconosciuta Negra Nit, sono infatti lunghi ed articolati ma fondamentalmente tutti costruiti su tappeti di synth, ora sognanti ora più oscuri, ora dall’afflato favolistico ora dal feeling decisamente più sinistro, che tessono la trama di una narrazione musicale tanto minimale, come il genere in effetti impone, quanto indubbiamente affascinante, almeno nei momenti più riusciti e al netto di qualche lungaggine francamente evitabile. L’immancabile Mortiis, punto di riferimento imprescindibile e perfino scontato per questo genere di sonorità, ma anche Old Sorcery e Druadan Forest, tanto per citare un paio di epigoni più recenti, fino ad arrivare ai Summoning e (perché no?) a certe cose dei nostrani Evol: sono questi i nomi che inevitabilmente vengono in mente all’ascolto di un lavoro che tenta comunque di conservare una propria specificità.
Ad esempio per quanto riguarda il cantato, o sarebbe forse più corretto dire le parti recitate, scritte interamente in catalano arcaico ed interpretate con un discreto sforzo espressivo da Von Päx, che si cala con la propria voce nei panni dello spettro, raccontandoci attraverso diversi registri vocali sia il terrore che suscita aggirandosi tra i vivi sia le riflessioni intime di quest’anima in pena, che sfociano nel metafisico e nel ricordo idealizzato di un passato remoto probabilmente mai esistito.
Anche il lato prettamente musicale è caratterizzato da alcune particolarità in quanto Varg The Mighty non si è limitato a costruire le tipiche atmosfere medieval-tastieristiche, consuete per chi segue il genere, ma ha cercato di arricchirle con percussioni e rumorismi vari (ad esempio spade, vere, che cozzano) dando alle vicende “romantiche” del nostro ectoplasma uno sfondo cupo ed enigmatico, incorniciato da un suono distante, assolutamente low-fi e retrò. Che dire in conclusione? Se amate il dungeon synth classico, con qualche sfumatura, ma anche il black metal atmosferico in senso lato, potreste dare una possibilità a questo “Funesta Epifania” e credo che non ne resterete delusi.