La Werewolf Records di sua ululante eminenza Lauri Penttilä, solitamente impegnato a mettere sotto contratto oscure realtà black metal (soprattutto raw ma non solo) finlandesi, attenendosi al detto “mogli e buoi dei paesi tuoi”, questa volta esce dal seminato e va a scovare addirittura nel paese del Sol Levante questi altrettanto oscuri Immortal Death, di cui propone la ristampa dell’omonimo demo di debutto. I giapponesi, lo sappiamo bene, sono completamente pazzi e questi nostri amici, nonostante l’apparente giovane età, sembrano avere anche le idee molto chiare su cosa suonare e come suonarlo. Cosa suonare? Lurido death metal old school, nel senso in cui si poteva applicare la definizione “death metal” in riferimento ai primi Mayhem o ai Morbid o ai primi Tiamat. Come suonarlo? Come se le lancette dell’orologio si fossero fermate al 1989 o giù di lì, quindi in maniera sporca, con zero tecnica e una valanga di attitudine, accompagnata naturalmente da una produzione casereccia e approssimativa. E tutto ciò si poteva tranquillamente intuire fin dalla copertina, molto bella, che urla “vecchia scuola” da ogni tratto. E insomma, non ci sarebbe nemmeno bisogno di dilungarsi più di tanto perché i maniaci di questo genere di sonorità avranno già capito che possono fiondarsi su questo dischetto senza troppe esitazioni per soddisfare la loro brama di sangue, mentre tutti gli altri ne possono stare tranquillamente alla larga. Prendere o lasciare, si diceva una volta, ed è proprio il caso di ripeterlo: “Immortal Death” è un demo cotto e mangiato, di quelli che sembrano uscire direttamente da qualche fumosa sala prove che puzza di vomito, con tutti i pregi e i difetti di un prodotto di questo tipo.
C’è chi dirà che è clamorosamente fuori tempo massimo e si chiederà che senso può avere suonare oggi come se le ultime due-tre decadi di sviluppo del death metal non siano mai esistite, e chi invece adorerà gli Immortal Death fin da subito per il fetore nauseabondo che emana da ogni nota e per l’approccio selvaggio e adolescenziale ma genuino, e per questo apprezzabile. Noi che giochiamo a fare i recensori seri ci mettiamo comodamente nel mezzo e diciamo che questi quindici minuti scarsi di metal of death primitivo e devastante, dal piglio “nekro” come satana comanda, obiettivamente non aggiungono e non tolgono proprio niente alla storia del metal estremo, e avrebbero anche potuto non essere mai scritti ma, visto che ci sono, tanto vale goderne.
E vediamo se sta montando un’ondata di revival o qualcosa di simile, dal momento che ultimamente mi pare che uscite di questo genere siano sempre più numerose (si veda ad esempio “Skull Crushing Violence”, ep di debutto dei francesi Profanation, pubblicato di recente). E non è un male che un’etichetta “grossa” in ambito underground dia una certa visibilità a un lavoro che diversamente avrebbe rischiato di rimanere confinato solo nel ristretto circuito sotterraneo nipponico. E quindi se amate il sound fisico e rabbioso, ormai da tempo a suo modo divenuto “scuola”, di bands come Necrovore, primissimi Deicide, Infester, Pissgrave e gente così, un ascolto a questo dischetto lo potete dare già sapendo perfettamente cosa ci troverete. Non ne resterete delusi e potrete vantarvi con gli amici di aver scoperto un gruppo di culto!