La presentazione del promo di questa nuova fatica, la quinta sulla lunga distanza, dei tedeschi Darkomoon Warrior recita: “se volete ascoltare post black metal ben temperato, “Graveyard Planet” è una cattiva scelta”. Ed in effetti è così perché non si potrebbe immaginare niente di più distante da quelle sonorità rispetto a questo disco che, come tutti quelli della band teutonica, è al 100% black metal vecchio stampo, dal sound alla produzione, in questo caso non eccessivamente cantinara ma sporca il giusto. I nostri amici non sono certo dei novellini, anzi possono essere tranquillamente annoverati tra i gruppi storici della scena black tedesca, in quanto il progetto è attivo dall’ormai lontano 1996, e da allora ha sempre mantenuto ferme le proprie coordinate stilistiche, rifuggendo da qualsiasi evoluzione o anche solo cambiamento, parole che nel vocabolario della band non sembrano esistere. Una coerenza pressoché granitica, che sarà sicuramente apprezzata da alcuni, anche se probabilmente ha costretto i Darkmoon Warrior ad una dimensione profondamente e radicalmente underground ed artigianale difficilmente superabile (nella quale comunque credo che il gruppo si trovi del tutto a proprio agio). E quindi come suona questo “Graveyard Planet”? Suona come un disco black metal nudo e crudo, un disco che, per usare una di quelle frasi fatte che piacciono tanto a noi scribacchini, potrebbe essere stato pubblicato intorno alla metà degli anni novanta o giù di lì.
Riff lineari e taglienti, colate di blast beats che si alternano come da copione a momenti più lanciati e a qualche rallentamento (pochi in verità ma ben studiati) qua e là, screaming trucido da bestia sanguinaria. Tutti elementi che chiunque ascolti black metal da qualche tempo non può non conoscere alla perfezione ma che comunque, se ben amalgamati e sorretti da strutture solide e da una buona ispirazione, fanno sempre, come si suol dire, il loro sporco lavoro. Ed in effetti tutti i brani sono godibili ed alcuni, come ad esempio l’opener “Thy Satanarchists” o “Omega Legion”, lo sono in maniera particolare, grazie anche alla capacità dei Darkmoon Warrior, che come abbiamo detto non sono proprio gli ultimi arrivati, di diversificare il proprio sound con la necessaria dose di mestiere, inserendo spesso e volentieri, soprattutto nei chorus, elementi black-thrash quasi alla Impaled Nazarene, oppure dando sfogo senza mezzi termini a mai sopite pulsioni thrash tout court che, considerata la provenienza del gruppo, non possono che richiamare la scuola tedesca e in particolare certi Sodom, come avviene in modo evidente in un pezzo come “SM 70”. E non manca nemmeno qualche sporadico momento melodico di più ampio respiro, di estrazione vagamente heavy (si ascolti, ad esempio, “Magna Matris Mortem”), a completare il quadro.
Tutti elementi che rendono decisamente più dinamico, coinvolgente e relativamente variegato un disco che diversamente avrebbe finito per risultare forse fin troppo monolitico e prevedibile. “Graveyard Planet” è in sostanza un lavoro che non sposta certamente gli equilibri ma che si lascia ascoltare con piacere e magari con una punta di nostalgia mista alla consapevolezza che sonorità simili, che adesso pare stiano tornando in auge grazie ad una manciata di gruppi più giovani (alcuni più classicamente black metal, altri forse più vicini a sonorità thrash/speed), in fondo non sono mai “passate di moda”. In fin dei conti i Darkmoon Warrior sono sempre stati questo e la conclusiva “Sadomajestic Hatefukk”, rapida summa del loro modo di intendere e suonare black metal e ottima epitome dell’album, è lì a dimostrarlo.