Quella che va in scena oggi all’Orto Bar di Lubiana è a tutti gli effetti una serata sponsorizzata dalla AOP Records, con tre delle band di punta del roster della label tedesca, tutte fresche di pubblicazione di un nuovo full length da promuovere. E mentre i Servant sono ancora un gruppo “nuovo”, i Groza e gli Ellende sono svariati anni che violentano gli stage con il loro black metal, melodico i primi, e più alternativo, atmosferico e spesso tendente al depressivo i secondi. Complice il concerto dei Cannibal Corpse al vicino Kino Siska, non si registra il sold out ma la sala dell’Orto è quasi al completo, a sottolineare come nella capitale slovena la voglia di estremo è sempre a livelli alti. Sono le 19:30 quando partono i tedeschi Servant, che tra back drop, abiti di scena e un face painting old school, fanno capire da subito quali siano i loro intenti. La loro proposta è ben ancorata agli stilemi tipici del black metal nord europeo, dai contorni spesso melodici ma sempre ghiacciato e letale come una lama affilata. Come prevedibile la maggior parte dei pezzi sbattuti in faccia ai presenti è estratta dall’ultimo “Death Devil Magick”, tra sfuriate in blast e rallentamenti pachidermici, che i nostri amici sfruttano sapientemente per aizzare il pubblico che ancora non riempie metà della sala. Di questa band dovremmo annotarci il nome in quanto, da quello che abbiamo visto e sentito, sembra avere tutte le carte in regola per poter lasciare un piccolo segno in un genere ipersaturo. Non è facile aprire una serata di questo tipo e i Servant ci sono riusciti molto bene, ma neppure il tempo di un drink che i Groza sono sul palco.
È stata sorprendente la crescita di questa band, che solo sei anni fa esordiva con “Unified In Void” e oggi, con il nuovo “Nadir”, alza ulteriormente l’asticella rispetto al già ottimo “The Redemptive End” del 2021. C’è poco spazio per le parole e i tedeschi attaccano subito con “Asbest”, opener dell’ultimo disco che, grazie a ospiti illustri e una produzione e commercializzazione da band tutt’altro che underground, si pone il chiaro intento di proiettare il combo bavarese su un livello superiore. La setlist per ovvie ragioni comprende quattro dei cinque pezzi che compongono la nuova fatica ma lascia spazio anche a brani del passato, tra cui “Elegance Of Irony”, accolta con notevole entusiasmo e twisters di capelli, e la title track del primo album. I Groza dal vivo fanno il loro lavoro, soprattutto grazie a una proposta non difficilmente assimilabile nonostante la complessità e la durata di ogni pezzo: le cavalcate in doppia cassa, alternate a blast e break atmosferici, trascinano letteralmente in un headbanging sfrenato per tutta l’ora dello show.
Questa volta P.G., oltre che dietro al microfono, è al basso e non alla sei corde, ma ciò che stupisce è soprattutto il drumming di T.H.Z. davvero devastante, come se avesse quattro braccia e un margine d’errore di mezzo secondo in un anno solare. Oltre alla performance senza sbavature è buona l’interazione con il pubblico, costantemente coinvolto sia dal singer che dal chitarrista U.A. tra l’altro autore di ottime back vocals, sul pezzo per tutto il concerto. Niente da dire, i quattro incappucciati per quanto mi riguarda sono stati i veri e propri headliner, anche se di fatto la chiusura della serata spetta agli austriaci della vicina Graz, gli Ellende. La band, dedita ad un post black dalle forti venature atmosferiche che lascia spesso e volentieri spazio a momenti più depressivi, ha da poco ri-registrato il secondo disco “Todbringer” (questa volta chiamato “Todbrigerin”, sempre su AOP Records) per poterne acquisire pienamente i diritti e il set è in buona parte dedicato a quest’ultima uscita discografica: un’operazione che, al di là delle motivazioni legali, ha dato nuova linfa alla versione originale, che peccava probabilmente di inesperienza, facendo sicuramente guadagnare qualcosa ai pezzi in termini di pulizia e potenza.
Una potenza che il gruppo riesce ad esprimere anche dal vivo, pur se privo di bassista in line up e fautore di una proposta assolutamente non di facile assimilazione, che si estrinseca in brani lunghi e malinconici, con break rarefatti e sognanti conditi dalle vocals del leader maximo L.G. (unico membro ufficiale del progetto), dal timbro acuto e acido, che non lasciano molto spazio ad enfasi ed espressività, finendo per risultare a tratti monocordi e poco dinamiche. Il pubblico nel complesso apprezza ma è tangibile che l’entusiasmo che i Groza avevano suscitato con gli Ellende sia leggermente raffreddato, come se si stesse assistendo ad una performance teatrale più che ad un concerto metal. Al netto di questo appunto i nostri riescono comunque a fare un’ottima figura, raggiungendo l’apice con “Verachtung”, primo dei due encore, capace di risvegliare anche coloro che erano andati a idratare il loro fegato con delle ottime Lasko ghiacciate, probabilmente un po’ annoiati dall’impatto smorzato degli austriaci.
A fine serata si può dire che siano stati i Groza a uscirne vincitori a mani basse, lasciando intravedere un possibile futuro maggiormente mainstream, e non ci sarebbe da stupirsi se qualche grossa etichetta corresse ad accaparrarseli, considerata anche la loro proposta sempre più catchy. Dal punto di vista squisitamente tecnico la performance di tutte le band è stata comunque di sicuro rilievo, con menzione speciale per i drummer: Paul Farber degli Ellende, un mostro di gusto che ha sciorinato fill mai scontati senza soluzione di continuità, e T.H.Z. dei Groza, una vera e propria drum machine umana. A conti fatti, l’Orto Bar si riconferma una piccola isola felice per chi abita nell’estremo nord est italico, a dimostrazione di come anche un piccolo club, con passione e dedizione, possa proporre anno dopo anno, con fatica, sacrificio e costanza, una programmazione di alto livello a beneficio di tutti gli appassionati di metal estremo.