Una delle ultime “tendenze” in ambito estremo, lo saprete sicuramente tutti, è il revival black-thrash-speed-heavy che nell’ultimo periodo sta vivendo un momento di discreta visibilità grazie a gruppi più o meno recenti come Deathhammer, Hellripper, Toxic Holocaust, Midnight, e mettiamoci pure gli Hellbutcher capitanati dall’omonimo cantante dei Nifelheim. Ma queste sonorità “blackened” diversamente declinate, sempre in bilico tra black metal vecchio stampo (non quello norvegese ma quello della così detta “prima ondata”), thrash sanguigno e ferale e metal classicamente primi anni ottanta, in realtà ha sempre avuto il suo spazio, per quanto in alcuni periodi relegato nell’underground più profondo, e il suo zoccolo duro (caprino, naturalmente) di sostenitori fedeli. I colombiani Witchtrap, per quanto forse poco conosciuti, sono tra i rappresentanti più longevi di questo filone perché sono in giro dal lontano 1992 e questo “Hungry As The Beast” rappresenta la loro sesta fatica sulla lunga distanza. Un disco che, come il resto della produzione del power trio di Medellin, è un inno sguaiato, e al tempo stesso appassionato, proprio a quelle sonorità di cui si parlava poco sopra (e non a caso, dopo una prima edizione sudamericana, esce adesso per la Hells Headbangers Records, etichetta sempre molto sensibile a questo genere di nefandezze old school).
Non aspettatevi quindi niente che non sia stato già sentito decine di volte e nessun particolare sfogo creativo ma solo canzoni solide, veloci, aggressive e sfacciate, particolarmente indicate per una serata ad alto tasso alcolico e condite dall’esperienza e dal mestiere del cantante e chitarrista Burning Axe Ripper e compagni, che sono innegabili, tenuto conto della lunga militanza sulla scena. Questo lavoro non ha rallentamenti di sorta e sarebbe del tutto inutile citare una canzone piuttosto che un’altra in quanto dalla prima all’ultima nota non fa che sventolare con orgoglio la bandiera del thrash-black-speed tutto attitudine, risultando affilato, sporco quanto basta, esplicito e “malvagio” come satana comanda ma in fin dei conti anche divertente, e lo possiamo dire senza che nessun integerrimo seguace della nera fiamma si senta offeso. Descritto come un ideale punto di incontro tra “Welcome To Hell” e “Evil Invaders” (e ci può anche stare dai, al netto delle esagerazioni che da sempre caratterizzano le presentazioni dei promo), oltre che a Venom e Razor questo lavoro è debitore in maniera piuttosto evidente ed in egual misura dei primi Slayer e della sacra triade del thrash tedesco formata da Sodom, Kreator e Destruction, con una spiccata predilezione nei confronti della chiassosa maleducazione di questi ultimi.
Spiega Burning Axe Ripper: “Ci siamo concentrati solo sull’impressionare i nostri fans con la nostra musica e la nostra arte e non con immagini o tendenze come fanno oggigiorno tutte le band”. Perché i Witchtrap sono duri e puri, “affamati come una bestia”, senza compromessi e gridano “death to false metal”, che guarda caso è il titolo di un loro brano, contenuto nel precedente album “Evil Strikes Again”. Non saranno di certo queste mie poche parole a poter far cambiare idea a qualcuno: chi già conosce la band e ama questo sound non avrà bisogno di essere convinto in nessun modo ma si fionderà all’ascolto anche solo dopo aver dato un’occhiata alla copertina e resterà probabilmente soddisfatto; chi invece preferisce altro potrà passare tranquillamente oltre senza eccessivi rimpianti.