Gli australiani Destruktor non sono certo quella che si può definire una band prolifica. Attivi dal lontano 1997 (anzi dal 1995, quando si chiamavano Aphasia), hanno alle spalle un paio di album e una manciata di uscite dal minutaggio più contenuto, tra demo, ep e split. Questo “Indomitable”, che esce sotto l’egida dell’onnipresente Hells Headbangers Records, è la loro terza fatica sulla lunga distanza e vede la luce (delle tenebre) ben nove anni dopo il suo predecessore “Opprobrium”, pubblicato appunto nel 2015. Il trio capitanato dal cantante e chitarrista Glenn Destruktor, da sempre testardamente dedito ad un bestiale black-death metal o metal of death che dir si voglia, sembra proprio non volersi inflazionare. E, almeno in quest’ultima fatica, sembra aver posto grande attenzione ai particolari, dagli arrangiamenti alla produzione, anni luce più nitida e professionale rispetto al suono confuso e artigianale al quale la band ci aveva abituato in passato. Il che potrebbe sembrare sorprendente per un gruppo che proviene dallo stesso paese di gente come Sadistik Execution, Bestial Warlust, Gospel Of The Horns e compagnia blasfema, tutte realtà ai quali i nostri amici possono tranquillamente essere accostati in quanto a sonorità e brutalità. Ma si può suonare violenti e feroci anche adottando soluzioni tecniche più evolute in sede di registrazione, o no? Ed è in sostanza quello che fanno i Destruktor in questo disco, cosa che peraltro ci consente di cogliere e apprezzare al meglio anche altre influenze che caratterizzano la loro proposta musicale.
Prima fra tutte quella che arriva direttamente dalla sacra triade del thrash metal tedesco, quella formata da Sodom, Kreator e Destruction, da cui i nostri amici prendono a piene mani ma con intelligenza. L’approccio energico e dinamico, se vogliamo più “raffinato”, del thrash va così a contaminare, almeno parzialmente, la pesantezza pachidermica e oscura del black-death metal, rendendo i pezzi nel complesso più snelli e non eccessivamente (e inutilmente) caotici: e il risultato finale risulta godibile, anche per le orecchie dei più attempati, avvezzi da anni a questo genere di nefandezze sonore. Esempi di questo connubio diabolico sono l’opener “Speaking With The Dead” e “Better Off Aborted”, canzoni nelle quali la mai sopita anima thrash viene alla ribalta in maniera più evidente, pur innervando di sé in pratica tutto il disco, anche se più sottotraccia.
Ma la band dimostra di essere a proprio agio anche quando si tratta di dare sfogo alla più classica bestialità sulfurea e luciferina, come dimostrano pezzi tritacarne come “Holy Orgy” o “Writhe In Pain”, esplicite e sanguinolente dimostrazioni di coerenza old school all’australiana. Sia ben chiaro, i Destruktor, come si suol dire, non hanno inventato niente e non inventano niente, restano e resteranno fieramente confinati nella loro dimensione underground (o “di culto”, se preferite) ma il loro sporco lavoro lo sanno fare egregiamente, grazie anche all’indubbia esperienza accumulata nel corso degli anni. E il risultato è questo “Indomitable”, un disco onesto, che mantiene senza troppi fronzoli ciò che promette e che placherà almeno temporaneamente la brama assassina di tutti gli aficionados vecchi e nuovi.