Se gradite quel filone heavy/speed/thrash/black metal che ultimamente sembra aver fatto molti proseliti allora con i Filii Nigrantium Infernalium potrete saziare i vostri sanguinolenti appettiti. Sono portoghesi, hanno un nome fighissimo e questo “Pérfida Contracção Do Aço”, che è il loro quinto album ed esce per la celebre Osmose Productions, ha una copertina fighissima che potrebbe sembrare un’illustrazione di qualche maledetto grimorio medievale (di quelli rilegati in pelle umana, che se per sbaglio ne leggi un brano succede un casino) e invece è opera di Paolo Girardi, pittore sempre più apprezzato e richiesto dai gruppi dediti al metal estremo sparsi per il globo. “Famosa” anche per aver partecipato alla colonna sonora di “Phallusifer – The Immoral Code”, film del 2006 noto come “the world’s first black metal porn movie” (primo e unico, almeno credo), di cui vi consiglio caldamente la visione con il/la vostro/a partner per una serata all’insegna del romanticismo, la band capitanata dal cantante Belathauzer è in giro dal lontano 1992 e può a buon diritto essere annoverata tra i prime movers della scena estrema lusitana. E se nelle loro primissime uscite i nostri amici erano più vicini ad un black metal scarno e ruvido, ben presto (in realtà già a partire dal full length d’esordio) hanno iniziato ad inserire nel loro sound elementi riconducibili all’heavy classico, ma anche al doom nelle parti più rallentate, e al thrash e allo speed in quelle più lanciate, dando vita ad un bel minestrone che potrà incontrare il favore di molte tipologie di ascoltatori, sia quelli più legati al metal classico che quelli più propensi a farsi scartavetrare i padiglioni auricolari con roba più “forte”. E la voce del singer, urlata, sguaiata, a tratti perfino stridula, e ubriaca, solo vagamente e sporadicamente riconducibile al tipico screaming black metal, ha sempre fatto da collante tra le varie influenze musicali, tenendo insieme le melodie con le sparate in doppia cassa, i passaggi più granitici con quelli più corali e teatrali.
Nel corso degli anni il gruppo di Lisbona ha affinato l’equilibrio tra questi elementi ma la formula è rimasta sostanzialmente invariata e resta la stessa anche in quest’ultima fatica, che ha dalla sua una buona produzione ed esalta un approccio lirico (i testi sono tutti rigorosamente in portoghese) più ancora che blasfemo direi bizzarro ed irriverente. “Vaticanale” ad esempio è un delicatissimo gioco di parole ed è anche il pezzo migliore del lotto, insieme alla title track ma decisamente più barocca e sfarzosa di quest’ultima: due canzoni nelle quali il connubio talvolta imprevedibile tra vari stili proposto dall’ensemble lusitano si tiene alla perfezione e senza forzature.
Grotteschi e velenosamente sarcastici, i Filii Nigrantium Infernalium attraversano a loro piacimento il confine tra la così detta “new wave of black heavy metal”, che poi così nuova non è, di gente come Bonehunter e Hellripper e sonorità più crude alla Gehennah, fermadosi se è il caso in territori cari a certi Impaled Nazarene, comunque stemperati in chiave heavy (“Beata Fornicanda” e “Chuva Dourada”: mi chiedo di cosa parlino i testi), per poi trasferirsi dalle parti di King Diamond e Mercyful Fate (emblematica in questo senso è “Má Criação”, altro brano di punta del disco). Per concludere questo “Pérfida Contracção Do Aço” è veramente un buon disco: non farà certamente uscire la band dalla dimensione underground nella quale si trova assolutamente a proprio agio ma meriterebbe di essere ascoltato da un’audience potenzialmente più ampia.