Angantyr – Indsigt

0
292

Settima fatica sulla lunga distanza per la creatura di Ynleborgaz, sempre sotto l’egida della Northern Silence Productions, questo “Indsigt” (ovvero “intuizione”) non fa che confermare l’approccio stilistico del progetto Angantyr e si colloca come un ulteriore tassello in una discografia assolutamente coerente. La one man band danese era nata inizialmente come progetto synth/ambient, virando però ben presto verso lidi black metal, di quel black metal scarno ed essenziale come da tradizione ma al tempo stesso caratterizzato da melodie malinconiche e da un piglio drammatico che ben si accompagnano alle altrettanto classiche liriche ispirate in gran parte alla mitologia nordica. Su queste semplici coordinate Angantyr ha costruito nel corso degli anni una discografia di tutto rispetto, senza creare nulla di nuovo in senso stretto ma riuscendo sempre ad imprimere un’impronta abbastanza personale alle sue creazioni musicali, che fanno emergere in maniera evidente le influenze compositive del nostro amico ma anche il suo marchio di fabbrica, fatto di riff sicuramente freddi e violenti ma nello stesso tempo corposi ed avvolgenti.

E se si volessero delineare gli accostamenti stilistici di questo lavoro, così come di quelli precedenti, con variazioni davvero contenute, si dovrebbero tirare in ballo i vari Nargaroth, Isvind, Taake, Wyrd e Windir, ma anche Burzum e Judas Iscariot, specie nei passaggi più ossessivi ed ipnotici. Tutti elementi che puntualmente ritroviamo in questo nuovo album, connotato da una produzione leggermente più nitida rispetto al passato, che conferisce una certa profondità in primis al suono delle chitarre, che in ogni caso resta in linea di massima glaciale. La melodia è sempre stata fondamentale nel riffing di Angantyr e lo è anche in quest’ultima release, una melodia tetra, plumbea, arcana, che profuma di antico e che raramente si apre a momenti più luminosi, mettendo in mostra un substrato quasi folkeggiante che resta comunque agli antipodi rispetto allo spirito più “festaiolo” cui spesso rimanda il folk quand’è associato al metal. In questo senso è particolarmente indicativo un brano come “Værst Jeg Vælger”, che fa proprio della melodia la sua colonna portante e il suo punto di forza, dipanandosi per oltre dieci minuti con pochi cambiamenti, se non quello tra strofa e ritornello (direi quasi “forzato” dalla forma canzone), fino alla conclusione carica di rabbia e sostenuta dal consueto tappeto di blast beats. Blast beats che sono i protagonisti assoluti anche di quello che è, almeno a mio avviso, l’altro brano di spicco del disco, ovvero la conclusiva “Et Øjebliks Indsigt”. Anche in questo caso si tratta di un pezzo di lunga durata, una suite che supera i quindici minuti (ma questo non deve sorprendere in quanto Ynleborgaz ci ha abituato a minutaggi “pesanti” già in passato), giocata completamente su un riffing feroce ed ipnotico che potrebbe sembrare preso di peso da un “Hvis Lyset Tar Oss”, disperato ed estremamente soffocante.

Angantyr resta quindi fedele alle consuete sonorità della così detta seconda ondata ed è una realtà ormai ampiamente consolidata tra quelle che si sono imposte all’attenzione dell’audience black metal a partire dai primi anni di questo secolo. “Indsigt” è una prova convincente, l’ennesimo lavoro degno di nota da parte di un progetto che forse non ha dato alle stampe capolavori epocali in grado di segnare indelebilmente la storia del genere ma che, per contro, ha sempre mantenuto costante un’invidiabile qualità nelle sue varie uscite discografiche. Il che non è certo cosa da poco.