Tuhka – Havuportaali

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Tuhka (in finlandese “cenere”) è un progetto solista avvolto nella nebbia fitta, dietro al quale si cela il mastermind e factotum Lord Corax, già attivo nei Rodent Epoch e in altre realtà locali altrettanto underground. Con Tuhka il nostro amico ha dato alle stampe un demo nel 2009 per poi sparire completamente, fino al 2020: da allora ben sei demo sono stati pubblicati; tutto materiale molto difficile da reperire e perfino da scoprire in rete. La ristampa da parte della sempre attiva ed attenta Nordvis Produktion ci permette quindi di accostarci a questo “Havuportaali”, ultima fatica in casa Tuhka, nonostante non vi siano certezze sulla prosecuzione della vita discografica di questa one man band. Commenta infatti Lord Corax: “il futuro di questo progetto è molto poco chiaro in questo momento, ma sono contento che Nordvis stia ora resuscitando queste oscure ed estremamente limitate uscite demo, dando loro le giuste riedizioni che forse meritano”. Godiamoci allora questo dischetto, che non è affatto male, a patto che siate cresciuti a pane, vecchi Darkthrone, Beherit e ambient dal piglio “cosmico” e dalle sfumature vagamente settantiane, sulla scia di quello proposto dagli stessi Beherit in lavori come “H418ov21.C” e “Electric Doom Synthesis” o dal progetto Neptune Towers in “Transmissions From Empire Algol”. Una commistione, certamente non nuova ma abbastanza riuscita, tra l’oscurità ossessiva e il suono primordiale del black metal più grezzo e minimale, da un lato, e i ritmi ipnotici e pulsanti, cupamente calmi, della musica elettronica, dall’altro.

Questi due elementi convivono nelle prime tre canzoni, e in maniera particolarmente convincente specialmente nell’opener “Kuusen Varjossa Kankea Raato”, a mio giudizio l’episodio migliore del lotto, in compagnia della seguenteMask Of The Moon”. La semplicità cruda e barbarica delle tracce di batteria, modellate tramite un Roland Octapad, crea un impulso freddo e meccanico che ben si accompagna ai riff monotoni ripetuti ad libitum e di evidente matrice darkthroniana e ad uno screaming lacerato e lacerante, mentre i sintetizzatori completano il quadro, talvolta restando sottotraccia e talaltra invece emergendo in veri e propri intermezzi, come quello che spezza efficacemente in due la già citata opener. Il suono semplice e ruvido delle chitarre in presa diretta si fonde con i loop e la manipolazione digitale in un connubio che unisce la visceralità del black metal e una dimensione più ambientale e introspettiva, tutto sommerso dalla sporcizia sonora tipica di queste uscite, che ne costituisce in un certo senso sia il limite che un fattore di sicuro fascino. La seconda metà del lavoro è invece occupata da tre pezzi interamenti elettronici, dall’andamento rilassato e vagamente psichedelico, da trance meditativa, che richiamano atmosfere care a certa kosmische musik” proveniente da galassie lontane.

A conti fatti questo “Havuportaali” è riuscito a catturare positivamente la mia attenzione ed è un ascolto interessante, che mi sento di consigliare, sempre che riusciate a passar sopra agli ostacoli rappresentati dalla registrazione assolutamente deficitaria (ma a questo dovreste averci fatto il callo da tempo) e da certe lungaggini intriseche e connaturate alla componente ambient in senso lato, che i fruitori di black metal a volte mal sopportano.