Italiani, ma rilocati nell’uggioso Regno Unito, i Lord Goblin vantano una fondazione risalente addirittura al 2007, anche se l’esordio sulla lunga distanza è arrivato solo nel 2024, prima in formato digitale indipendente, poi in versione fisica tramite la storica etichetta greca No Remorse. Di primo acchito, i Lord Goblin potrebbero stonare sulle pagine virtuali di questo sito, visto che per comodità e velocità la loro musica potrebbe essere definita semplicemente come heavy metal. Questa etichetta, benché calzante, sarebbe però assolutamente riduttiva, vista l’enorme stratificazione del loro sound. La base è sì un heavy metal classico dalle tinte epiche, soprattutto nel suono pulito e definito delle chitarre e in una voce potente ed evocativa capace di tratteggiare efficacissimi chorus, ma ad esso i Lord Goblin aggiungono spesso elementi black metal, sia nei riff più tirati e dissonanti, sia in frequenti blast beats che si accompagnano a tempi spesso molto sostenuti. A tutto ciò bisogna aggiungere anche un sapiente inserimento di tastiere dal sapore anni settanta, nonché qualche digressione più intimista e progressive.
In mano a musicisti poco esperti o tecnicamente impreparati, tutti questi elementi diversissimi tra di loro avrebbero potuto dare vita ad un mostro informe in stile “The Substance” e invece siamo di fronte ad un vero e proprio gioiello di album che potrà incontrare il gusto sia dei “defender” delle sonorità più classiche e pulite, sia degli amanti del metallo estremo. Il nome più accostabile è forse quello dei Primordial, benché i Lord Goblin prediligano composizioni più snelle e dirette rispetto a quelle degli irlandesi, anche loro affetti nelle ultime uscite da una logorrea musicale difficilmente digeribile.
I pezzi migliori sono senza dubbio l’opener “Northern Skyline” e la suite divisa in due parti “Light Of A Black Sun”, vero e proprio compendio della musica dei Lord Goblin, nonché piccolo capolavoro, destinato a incidersi profondamente nelle vostre sinapsi grazie ad un esaltante linea vocale e ad un maestoso e memorabile chorus. Peccato solo per un pezzo strumentale un po’ piatto (“Freedom Rider”) e un assolo di batteria totalmente inutile (“Thunderous Smite”). Se cercate qualcosa di nuovo, dalle sonorità ricercate e originali, realizzato quasi a regola d’arte, dovete assolutamente fare visita alla residenza del Lord Goblin.