Old Forest – Graveside

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A poco più di un anno di distanza dal precedente lavoro tornano a far parlare di sé i londinesi Old Forest, band dal nome di ispirazione tolkeniana tra le più longeve della scena inglese (sono infatti attivi dal 1998), che giunge con questo “Graveside” al prestigioso traguardo dell’ottavo full length. Sono sicuro che i maniaci delle sonorità black metal old school che si rifanno alla così detta seconda ondata avranno già sentito parlare degli Old Forest, che in questo album, fuori per la Soulseller Records, ripropongono proprio quel genere di sonorità, con tutte le “imperfezioni” che le caratterizzavano e con un dichiarato approccio primitivo e regressivo per quanto riguarda la scrittura, l’esecuzione e la registrazione dei pezzi. In molti casi album così concepiti si risolvono in poco riuscite fotocopie inutilmente zanzarose ma la classe non è acqua e la coppia formata da Kobold e Beleth dimostra di sapere il fatto suo, non fosse altro che per la lunga esperienza maturata nel corso degli anni, che si traduce in una totale padronanza della materia. E se fin dalle prime note è impossibile non riconoscere i più classici riferimenti musicali, che in questo caso spaziano tra primi Emperor, Satyricon, Dimmu Borgir e Gehenna, è altrettanto impossibile restare indifferenti di fronte alla naturalezza con cui la band fa propri questi stilemi unendoli a liriche a sfondo horror, anch’esse classiche ma pur sempre efficaci.

Nascono così pezzi praticamente perfetti nella loro semplicità quasi istintiva, come l’opener “Curse Of Wampyr” che possiede tutto ciò che può rendere memorabile una black metal song: riff minimale ma azzeccato sostenuto dal tipico tappeto di blast beats, screaming funesto, stacco acustico, parte centrale cadenzata dove fanno la loro comparsa clean vocals particolarmente espressive e quasi declamate, coda conclusiva che riprende il tema iniziale. Niente di nuovo ovviamente ma tutto è al posto giusto. Non è da meno la seguente “Witch Spawn”, canzone dal piglio meno epico e decisamente più soffocante e violenta, graziata però da tastiere cimiteriali che aleggiano come uno spettro sulle trame chitarristiche, ancora una volta molto semplici ma dannatamente funzionali. A questa doppietta iniziale estremamente coinvolgente, formata da due brani di lunga durata, seguono canzoni dal minutaggio più contenuto ma sostanzialmente strutturate allo stesso modo, con un’abile alternanza tra sfuriate e momenti più oscuri, e le caratteristiche clean vocals che compaiono abbastanza spesso, da sole o intrecciate con il più consueto screaming, finendo per marchiare a fuoco quelli che si rivelano gli altri picchi dell’album, ovvero le lugubri e funeree “Solstice Sacrifice” e “Decrepit Melancholy” e soprattutto “Soil Of The Martyrs”, impreziosita da uno stacco acustico che si risolve nella parte finale in un assolo malinconico quasi rock oriented.

Pur non inventando nulla gli Old Forest dimostrano di saper dosare bene gli ingredienti, mettendoci anche qualche piccola spezia che rappresenta il tocco dello chef di razza. Insomma “Graveside” è uno di quei dischi a cui le parole dello scribacchino di turno difficilmente possono rendere giustizia perché finiscono in qualche modo per sminuirne l’impatto emotivo: se vi piace il black metal, quello che ha radici nei migliori anni novanta, “classico” sotto ogni aspetto, ascoltatelo e non resterete delusi. Io mi sono esaltato come non mi capitava da diverso tempo e personalmente lo ritengo una delle uscite migliori dello scorso anno.

REVIEW OVERVIEW
Voto
74 %
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old-forest-gravesideTRACKLIST <br> 1. Curse Of Wampyr; 2. Witch Spawn; 3. Solstice Sacrifice; 4. Interment Of Ashes; 5. Decrepit Melancholy; 6. Halfway Human; 7. Soil Of The Martyrs; 8. Forgotten Graves <br> DURATA: 43 min. <br> ETICHETTA: Soulseller Records <br> ANNO: 2024