Sono tanti anni che conosco Jim e vedere che con costanza e dedizione riesce a mantenere in piedi la sua creatura non può che farmi piacere. “De Schemering Van Werelden” è il risultato di questi sacrifici: un lavoro sfaccettato, ben suonato, che contiene tutti i tratti distintivi del mondo Ande, che dal primo e rozzo “Het Gebeente” al più etereo “Vehemence” il nostro amico belga ha messo in campo con la sua musica. Dall’ultima fatica sono passati quasi tre anni, motivo il quale la curiosità era tanta, anche per via di una particolare cover in netto contrasto rispetto alle ultime, nonostante il tema visivo sia sempre la natura, immobile in un’immagine, fotografata in un preciso istante, quasi a suggerirci di guardare cosa abbiamo intorno prima di farci nuovamente travolgere dalla frenesia della vita. Siamo al cospetto di un lavoro di non facile assimilazione ma che, una volta fatto proprio, riesce a trasportare l’ascoltatore dove vuole, in un immaginario che spazia tra meandri cosmici surreali e quadri bucolici, sublimando uno stile compositivo reso più organico dall’esperienza maturata dal mastermind nel corso di un decennio, con una maggior connessione tra le classiche sonorità black metal atmosferiche, aggressive e ruvide, e passaggi ambient lunghi e riflessivi con un’andamento che va dall’etereo al tribale, inglobando influenze che potrebbero essere definite “post” e riferimenti quasi shoegaze. Il disco è a tutti gli effetti un viaggio diviso per capitoli, con un concept ben definito, ossia il crepuscolo, inteso come il momento che separa il giorno dalla notte, in cui tutto sembra fermarsi e la vita diventare più semplice.

Lo stesso Jim ci dice che “in quel preciso momento puoi calmarti; il crepuscolo viene usato nei testi come metafora per rimanere fedeli a sé stessi nella vita moderna senza intaccare la propria individualità”. L’album diventa quindi veicolo di introspezione, e come tale su sette pezzi ne contiene ben tre strumentali, tra cui particolarmente interessante è l’intro breve che separa la prima dalla seconda parte del lavoro, “De Zonderlingen”, dal ritmo tribale quasi ossessivo, accompagnato da suadenti synth, chitarre soffuse e vocals narrate. Ma anche la lunga e conclusiva “Vervallen Gedaantes”, brano di puro ambient al 100% tastieristico, ideale per lasciarsi trasportare in lontane e sognanti dimensioni parallele, quando il cervello lentamente si spegne alla fine di una lunga ed estenuante giornata.

E se in canzoni come “Van De Eeuwen” e “De Schemering” si percepisce subito il marchio di fabbrica Ande, con le caratteristiche sonorità quasi ovattate e claustrofobiche, è soprattutto in “Turende Schimmen” che si vanno a esplorare nuovi mondi: un brano quasi “progressivo”, che spazia da sonorità atmosferiche e arpeggi arcaici a riff totalmente old school di burzumiana memoria, per poi concedersi, nella coda, ulteriori sperimentazioni dissonanti dall’andamento più meditativo. “De Schemering Van Werelden” è in fin dei conti un disco ben riuscito, che lascia trasparire l’impegno di un musicista che porta avanti la sua narrazione metallica nella maniera più umile ma concreta possibile. Potrebbe essere una buona colonna sonora per chi abbia bisogno di staccare la spina dalla superficiale velocità della vita moderna.