“Emanating Sparks”, secondo full length dei Voodus vede in questi giorni la luce (del fuoco degli inferi) e possiamo dire di essere di fronte a un disco inaspettato in quanto, se già in precedenza gli svedesi ci avevano fatto capire che con loro non si scherza, con questo nuovo album tirano fuori un mezzo capolavoro di purissimo black metal oscuro, blasfemo, melodico e dall’elevato tasso tecnico. Ogni nota è drammatica, il disco è un lungo cammino di disperazione in una valle di lacrime, mitigato però dall’eleganza con la quale tutto scorre, e ci pone al cospetto di una band che sembra aver bypassato qualsiasi tipo di gavetta. Sono bastati infatti loro un discreto full length d’esordio e una manciata di ep, tra cui il buon “Open The Otherness”, ed eccoci qui con un disco mostruoso per la qualità e l’ispirazione di un songwriting classico ma mai banale, dove tsunami di blast beats, solos memorabili e linee vocali azzeccatissime si fondono come due corpi in luna di miele.

È davvero difficile credere che stiamo ascoltando la stessa band di “Into The Wild” del 2018 ma in effetti sono passati più di sei anni ed evidentemente ai Voodus non interessava rimanere troppo a lungo nell’anonimato dell’estremo. In poche parole, se siete amanti del filone black metal di estrazione svedese, in questo caso offuscato da un retrogusto puramente death, suonato con classe sopraffina e con frequenti richiami melodici, non potrete che essere entusiasti di avere tra le mani “Emanating Sparks” che, al netto di gradite sorprese, si candida fin da ora al podio degli album dell’anno nel genere, senza un minimo pensiero.

Dopo la breve intro, la title track mette subito in chiaro le cose con un tornado velocissimo che nasconde un tripudio di emozioni contrastanti: una canzone schizofrenica nel suo incedere devastante ma sempre suadente ed elegante. I cambi tempo sono una costante in tutto il lavoro e lasciano stupefatti per la scioltezza con cui la band modifica registro anche all’interno del singolo pezzo, mantenendo così sempre desta l’attezione dell’ascoltatore. Per rendersi conto di quanto appena detto è sufficiente ascoltare la solenne “The Call Of The Abysmal Deep”, con i suoi ripetuti richiami alla scuola thrash d’annata, anche se è la seguente “The Scorned” a chiarire definitivamente che i Voodus non sono solo un’entità dalle forti tinte vintage ma si esprimono anche attraverso un puro black metal piacevolmente moderno e crudamente melodico, limato nella sua essenza più feroce e raffinata (il break acustico centrale tra chitarre e flauto è veramente da infarto).

“Hieros Gamos” dal canto suo è un pachiderma in una stanza di cristallo, un pezzo lento e marziale, epico e claustrofobico, da ascoltare tutto d’un fiato arrivando fino alla conclusione quando, dopo un cammino nell’oscurità, un guitar melody di elevatissima fattura accompagna le vocals in una coda da brividi. E siccome non vogliamo farci mancare nulla c’è spazio anche per la suite finale, nella quale i Voodus mettono in mostra tutto il loro repertorio, dando corpo ad una canzone maestosamente immediata, effervescente e melodica, eseguita con equilibrio e potenza e non priva di un certo fascino contemplativo.

Dobbiamo continuare? Non crediamo ce ne sia bisogno, questo disco va ascoltato e possibilmente comprato perché si tratta di un lavoro semplicemente pazzesco, un sentiero tortuoso, con melodie che si insinuano sottopelle garantendo un effetto emozionale che parla il nobile linguaggio del black metal musicalmente più intelligente.