Sebbene sia indubbiamente da considerare appartenente alla seconda ondata, la one man band francese degli Ad Hominem festeggia quest’anno la bellezza dei venticinque anni di attività, con il primo demo “Omnes Ad Unum” uscito proprio agli albori del secolo in corso. Chi mastica il nostro genere di sicuro conoscerà gli Ad Hominem, gruppo tanto discusso e controverso quanto riconoscibile e apprezzato, anche in virtù del suo stretto rapporto con l’Italia. Il mastermind e unico responsabile del progetto, Kaiser Wodhanaz, nonostante i natali francesi, vive infatti da anni a Novara e nei rari live è stato affiancato spesso da band italiane, come per esempio i Frangar, anch’essi provenienti dalla città al confine tra Piemonte e Lombardia. Le discussioni sugli Ad Hominem sono dovute principalmente ai testi che li hanno fatto spesso ricadere, erroneamente, nel calderone del NSBM. Etichetta sempre rigettata da Kaiser Wodhanaz, la cui proverbiale scorrettezza politica è priva di bandiera ma è densa di un provocatorio sarcasmo, che spesso sfocia in un voluto effetto grottesco. Questo non ha negato agli Ad Hominem la patente di band maledetta e scomoda, tanto che le note promozionali della storica etichetta Osmose affermano: “orgogliosamente bannata da tutte le piattaforme digitali”.

Arrivando al nuovo disco, “Totalitarian Black Metal” assomma tutti gli stilemi tipici della band: un black metal veloce, spaccaossa, crudo e potente, dalla vena marziale e dalle tinte industrial. Parliamo quindi dei soliti riff veloci e taglienti, accompagnanti da una drum machine il cui suono volutamente artificiale accresce la sensazione di aggressività e freddezza. La voce di Kaiser Wodhanaz è un altro inconfondibile marchio di fabbrica, un latrato secco e basso capace di disegnare efficaci chorus da urlare a squarciagola in un melange tra ancestrali canti di guerra e cori da stadio. Il disco è veloce, compatto, privo di arzigogoli e perdite di tempo, con nove tracce racchiuse in poco più di una mezz’ora atta ad investire l’ascoltatore come un treno ad altissima velocità.

Il piglio grottesco e provocatorio dei testi è ancora ben presente e basta leggere i titoli di alcune tracce per averne conferma: “Choke The Woke”, “Saturday Night Gulag” e “Stairway To Oven”, giusto per citare i più esagerati. Rispetto agli ultimi lavori come “Antitheist” e “Napalm For All” la parte industrial è meno preponderante e il songwriting più essenziale, asciutto, dinamico e mai banale, il che fa sì che questo “Totalitarian Black Metal” si riveli come uno dei migliori lavori della carriera degli Ad Hominem. Il consiglio è quindi quello di procurarvene una copia (fisica!), sia che siate fans di vecchia data, sia che vi approcciate per la prima volta a questa band. Difficilmente resterete delusi.