Vultur – Cultores De Perdas E Linna

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Continuiamo la nostra esplorazione dell’underground black metal sardo e dopo l’ultima fatica degli Unholy Impurity andiamo a scoprire il nuovo lavoro dei Vultur, anch’esso pubblicato dalla Masked Dead Records. I Vultur possono a buon diritto essere considerati dei veterani della scena sarda: sono attivi da vent’anni e sono stati i primi ad utilizzare nelle liriche la lingua campidanese, con tematiche legate all’occultismo, alle antiche tradizioni locali e al folklore popolare. Quest’ultimo parto, registrato nel 2023 ma che solo ora vede la luce, continua lungo la stessa strada, com’era logico prevedere: il titolo (“Cultores De Perdas E Linna”, che in italiano significa “cultori di pietre e legna”) indica il modo dispregiativo con cui erano appellati dai cristiani le locali popolazioni nuragiche e la copertina caprina, semplice ma evocativa nel suo lineare bianco e nero old style, trae ispirazione da Su Boe, maschera popolare sarda tra le più importanti del carnevale tradizionale; dal canto loro i testi delle canzoni sono tutti in campidanese, ad eccezione della conclusiva “Nemini Parco”, cantata in italiano e latino. Un concept ben focalizzato dunque, che la band porta avanti con coerenza da molti anni.

Anche dal punto di vista musicale è possibile rintracciare un filo conduttore tra quest’ultima fatica e le precedenti uscite targate Vultur. La band capitanata da Attalzu, cantante e chitarrista nonché unico membro originale, si è infatti sempre sostanzialmente mossa lungo i binari di un black metal feroce ed aggressivo, ritmicamente frenetico e giocato soprattutto sull’impatto, senza tuttavia trascurare un certo approccio sinistramente “atmosferico” e melodico, ponendosi in qualche modo idealmente a metà strada tra il sound norvegese e quello svedese nella loro accezione più classica. A voler fare degli accostamenti, che tanto piacciono a noi scribacchini, si potrebbero scomodare primi Satyricon ed Immortal dal lato norvegese e gente come Dark Funeral e Setherial dal lato svedese, o anche gli Handful Of Hate, per restare invece in terra italica. Tutte queste influenze le ritroviamo puntualmente e variamente amalgamate in questo “Cultores De Perdas E Linna”, che nel complesso è un album decisamente violento e oscuro ma non disdegna affatto qualche apertura di più ampio respiro, dove il mai sopito piglio melodico insito nel songwriting dei nostri amici emerge con maggiore prepotenza, prendendosi meritatamente la scena e catturando l’attenzione dell’ascoltatore.

Mi riferisco ad esempio a canzoni come “Eternu Trumentu”, “Femina Mala” e “Cultores Lapides Et Lignea”, dove quanto appena detto è particolarmente evidente e che proprio per questo riuscito mix tra ferale brutalità black e un gusto melodico dalle reminiscenze quasi heavy rappresentano a mio giudizio i brani migliori del lotto. In altri casi invece è l’assalto cieco e belluino ad avere la meglio, come avviene ad esempio nell’opener “Su Frastimu” e in “Su Spegu”, canzoni forse meno dinamiche e variegate ma altrettanto valide, specie se volete sfogare i vostri istinti musicalmente più sanguinari. Quello che qualcuno potrebbe rimproverare ai Vultur è di adottare con pervicacia schemi compositivi sempre piuttosto simili per tutta la durata dell’album, insistendo sulle medesime soluzioni. È una critica che ci può stare, anche perché non è semplice mantenere la tensione creativa e l’ispirazione ad alti livelli, ed in effetti qualche passaggio a vuoto c’è. Ma si tratta di peccati veniali al cospetto di un disco che è anche ben prodotto e non mancherà di coinvolgere tanto i cultori della scena nostrana quanto, più in generale, gli amanti del black metal nella sua forma più rabbiosa ma non priva di classe.

REVIEW OVERVIEW
Voto
69 %
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vultur-cultores-de-perdas-e-linnaTRACKLIST <br> 1. Su Frastimu; 2. Eternu Trumentu; 3. Su Spegu; 4. Femina Mala; 5. Arestis; 6. Cultores Lapides Et Lignea; 7. Umbras; 8. Nemini Parco <br> DURATA: 34 min. <br> ETICHETTA: Masked Dead Records <br> ANNO: 2025