Heruka – Panacea

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L’altro giorno, mentre ero in pausa caffè, ho aperto la mia casella di posta elettronica e, tra le varie mail di spam e bislacche offerte di lavoro, ho notato con enorme piacere quella di V (il boss di BMIK, ndr.) con, in oggetto, un nome che non mi suona nuovo per niente. Heruka. Finalmente è uscito un nuovo lavoro della band nostrana, plurirecensita sulle nostre pagine. “Panacea” è un ep di sei brani completamente cantati in italiano, o meglio, recitati in italiano e, anche se personalmente non digerisco molto le liriche nella nostra lingua madre, devo dire che il quintetto è riuscito a cogliere, con stimabile eleganza, l’essenza del nostro genere preferito: atmosfere gravi e oscure permeano l’ambiente in cui si svolge questo tormentato viaggio musicale. “Peisithanatos” apre l’impietoso tragitto, un brano carico di significato sin dal titolo, che significa letteralmente “persuasore di morte”. Una rullata secca e decisa introduce la violenta e serrata composizione, caratterizzata da una sezione vocale brutale e un blast beat incalzante che rendono giustizia al messaggio che la band vuole trasmettere: l’unica redenzione per l’umanità è l’estinzione. I tre minuti di nichilismo assoluto appena trascorsi si legano magnificamente, sia a livello musicale che concettuale, alla successiva “Accabadora”, la portatrice di morte nella tradizione sarda. Un malinconico e mesto arpeggio, quasi una litania, è protagonista della composizione, inframmezzata da fiammate di blast beat e riff veloci. Si sente la sofferenza del malato che attende la propria fine, l’attesa del sonno eterno di pace, il colpo di grazia che solleva dalle pene terrene.

Le stesse pene che tormentano l’esistenza in “Taedium Vitae”, la noia esistenziale, il peso dei giorni che scorrono lungo una retta di piattezza infinita. L’ingresso thrash metal sfocia in una parte lirica di stampo poetico che muta in un ottimo mood hardcore; l’intermezzo pesante, lento, grave, dà respiro alla traccia ma è solo una boccata d’aria prima del rientro violento che perdura sino al termine. “Francis Bacon”, il brano successivo, è quello che mi ha convinto di più: epico, tecnico, ha tutte le carte in regola per essere il pezzo di punta di questo lavoro; ho apprezzato molto la scrittura, matura, virtuosa e incalzante, i riff di chitarra ben pensati che avvolgono la linea ritmica in un connubio di brutalità e melodramma. Dal canto suo la seguente title track trasmette un coacervo di stati emotivi turbati e turbanti: sembra di stare appesi ad una corda sopra una nera ed infinita voragine, ogni metro guadagnato sembra perso, ogni piccolo raggio di luce acuisce la densa oscurità.

Forse è meglio accettare la morte?  È il vero rimedio a tutti i mali? Ascoltando “Danza”, il brano di chiusura, potrei pensare che sia così: un’outro di chitarra classica, arpeggiata in finger style, culla e trasporta come farebbe Caronte sulle quiete e cupe acque dell’Acheronte. Una coppia di monete per attraversare il fiume dei dannati. Con sei tracce di alto livello, estremamente evocative, gli Heruka hanno tessuto una tela emotiva quasi palpabile, che diviene ancora più coinvolgente ascoltando il disco in cuffia, al buio, in solitudine. Ciò anche grazie alle buone capacità tecniche e di scrittura perché sembra evidente che ogni componente del gruppo abbia dato il massimo contributo al lavoro. Complimenti.

REVIEW OVERVIEW
Voto
80 %
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heruka-panaceaTRACKLIST <br> 1. Peisithanatos; 2. Accabadora; 3. Taedium Vitae; 4. Francis Bacon; 5. Panacea; 6. Danza <br> DURATA: 20 min. <br> ETICHETTA: Rude Awakening Records <br> ANNO: 2025