Urn – Demon Steel

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Lo so, cari maniaci, che vi ricordate degli Urn soprattutto per la copertina, delicatissima, del loro “Soul Destroyers”, che raffigura un simpatico satanasso con l’arnese in mano, intento a fare pipì sul pontefice. Ma la band finlandese capitanata da Sulphur, che è in giro da quasi trent’anni, ha fatto anche della buona musica, o no? Sempre che vi piaccia il black/thrash metal più grezzo, ignorante, alcolico e primitivo, con contorno di blasfemie varie ed assortite da sagra del carciofo. E vi dovrebbe piacere perché quando il black metal, e il metal in generale, diventa eccessivamente cervellotico e filosofico c’è bisogno di gruppi caciaroni come gli Urn, o come i Nifelheim, gli Aura Noir e i Bewitched, per citarne alcuni che questa roba la suonano da tempo. E ce n’è talmente bisogno che tutto questo filone “maleducazione metallica + satana e demoni + birra” ha sempre avuto il suo zoccolo duro (caprino, ovviamente) di sostenitori praticamente dagli anni ottanta ad oggi, ed anzi negli ultimi tempi sta vivendo una sorta di nuova giovinezza, grazie a gruppi come Bonehunter e Hellripper, tra gli altri. E quindi come sarà questo nuovo album degli Urn, il sesto della loro discografia? Direi che basta leggere la brevi note descrittive che accompagnano il promo proveniente direttamente dalla Osmose Productions e che recitano: “total black & thrash attack!”, “the very best album from the band!” e “Urn play Urn for Urn fans!”, e visti tutti questi punti esclamativi, chi siamo noi per obiettare? Ora, non so se questo “Demon Steel” sia davvero il miglior album del gruppo (sicuramente è quello che gode dei suoni migliori) ma poco importa perché in fondo è sempre la stessa roba e va benissimo così: gli Urn hanno suonato, suonano e suoneranno questo e chi ascolta un album degli Urn vuole ascoltare questo, stop.

Black/thrash metal feroce ma suonato con cognizione di causa da gente di mestiere, alla quale di certo l’esperienza non manca (ricordiamo che Sulphur fu coinvolto per un periodo anche nei Barathrum). Quando si parla di thrash in relazione agli Urn si deve intendere il thrash di scuola tedesca, quello della sacra triade composta da Sodom, Kreator e Destruction (e in questo caso ci metterei anche i Tankard, dai), il che non fa che aumentare il tasso di aggressività dei brani, unitamente alle influenze provenienti in via più diretta da Venom e Bathory, innegabili ed evidenti punti di riferimento per la band finlandese. Ma i nostri amici non si fanno mancare niente e infilano qua e là anche qualche momento vagamente più melodico di chiara estrazione classicamente heavy, così come alcuni ritornelli e assoli che costellano i pezzi: ascoltare per credere ad esempio l’opener “Heir Of Tyrants”, “Wings Of Inferno” e la conclusiva “Predator Of Spiritforms”.

Questi momenti danno respiro, dimostrano che gli Urn sanno quello che fanno e consentono all’ascoltatore di non essere del tutto travolto dalle cascate di riff taglienti e aguzzi che per il resto si susseguono senza soluzione di continuità, accompagnati da una sezione ritmica che pesta come si deve. Ma in fondo perché stiamo qui a discettare di generi e influenze? È un disco degli Urn, ascoltatelo ed è probabile che sarete sbronzi dopo la seconda canzone, e quindi chi se ne frega. Una nota in chiusura: la copertina a questo giro fa abbastanza schifo ma la loro copertina mitica gli Urn l’hanno già fatta in passato.

REVIEW OVERVIEW
Voto
70 %
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urn-demon-steelTRACKLIST <br> 1. Retribution Of The Dead; 2. Heir Of Tyrants; 3. Are You Friends With Your Demons; 4. Burning Blood's Curse; 5. Turbulence Of Misanthropy; 6. Iron Star; 7. Wings Of Inferno; 8. Cold Void Skin; 9. Ruthless Paranoia; 10. Predator Of Spiritforms <br> DURATA: 43 min. <br> ETICHETTA: Osmose Productions <br> ANNO: 2025