Darkness

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Abbiamo voluto approfondire con un sempre disponibile e loquace M. – mastermind dei Darkness e parte attiva di molte altre realtà più o meno note dell’underground nostrano – i motivi che hanno portato alla cessazione dell’attività di questo progetto, cogliendo anche l’occasione per farci raccontare qualche curioso aneddoto e realizzare una sorta di retrospettiva, non senza un pizzico di nostalgia per un modo di concepire e suonare il metallo nero che sembra forse essere svanito per sempre. Buona lettura!

Quali sono i motivi che ti hanno spinto a porre fine al progetto Darkness?

Il progetto Darkness finisce per svariati motivi, alcuni molto pratici, altri decisamente più “filosofici”. Prima di tutto perché non abbiamo più molto tempo a disposizione, motivo per cui si è esaurito anche il processo creativo e poi perché è cambiato il mondo da cui è nato il progetto stesso. Darkness è nato per fare Black Metal rozzo e primordiale, con pochi mezzi e registrazioni al limite del low-fi e oltre, cosa che oggigiorno è poco capita o ostentata senza riconoscerne l’effettivo valore artistico. Il Black Metal è indubbiamente cambiato, è tutto più costruito, curato e limitato ad un aspetto esteriore e superficiale, e questo male si adatta al nostro modo di interpretarlo, Darkness, quale nostra emanazione, risulta essere anacronistico e incompreso. Lo scioglimento era l’unica soluzione accettabile.

Con quali intenti era stata fondata la band? Sei soddisfatto del lavoro svolto e dei riscontri ottenuti?

Come detto prima, la band era stata fondata con l’intento di recuperare lo spirito più autentico, rozzo e seminale del movimento Black Metal, recuperando lo stile dei primordi e anche la qualità di registrazione grezza e fastidiosa per i più, ma straordinariamente affascinante per noi. I brani sono stati composti di getto, raramente provati e riprovati prima delle registrazioni, per mantenere la freschezza dell’atto creativo ed evitare troppe sovrastrutture, cosa che credo siamo riusciti ampiamente a realizzare. Abbiamo ottenuto un certo interesse, sopratutto nei primi anni, pur rimanendo per scelta in un ambito di Underground estremo (no live, no registrazioni ad alta qualità, no promozione), pur rimanendo nell’ombra più nera, siamo stati notati e supportati, da etichette e ascoltatori e abbiamo fatto un paio di split con gruppi decisamente più famosi di noi e che abbiamo sempre ammirato (i portoghesi Decayed e gli svedesi Necroplasma su tutti). Posso quindi ritenermi soddisfatto.

C’è qualche aneddoto particolare riguardante la vita dei Darkness che vorresti raccontarci?

Ogni volta che ci trovavamo e componevamo si creavano una sequenza assurda di aneddoti, ogni volta che ci trovavamo e componevamo e registravamo era un’azione artistica e creativa estrema, coinvolgente e catartica. Mi viene in mente, ad esempio, la volta in cui ci eravamo trovati per registrare due brani per uno split 7” mai uscito (le classiche etichette balorde che ti chiedono di fare presto e poi cambiano idea, dopo che hai il prodotto finito, dovrebbero morire male) in cui abbiamo composto e registrato due brani in due ore soltanto; tutti gli strumenti, mix e master, usando un vecchio otto piste, con cui abbiamo ottenuto un risultato esaltante, sia per la qualità dei brani sia per la registrazione che era per noi eccezionale, cruda, rozza ed estremamente pulita! I brani sono poi stati pubblicati nello split su cassetta KULTO. O quella volta che ci siamo messi a comporre i brani per lo split coi Decayed, dovevamo fare solo 4 brani, alla fine della session avevamo registrato 7 pezzi spaccaossa, marci e putridi come una palude, non fosse stato per il grande rispetto che portiamo ai Decayed avremmo aggiunto un paio di brani e fatto un full.

Quali tra le uscite targate Darkness può dirsi la più rappresentativa?

Sinceramente non saprei, sono tutte molto rappresentative e cariche di significato, ciascuna legata naturalmente ad un periodo particolare. Forse quelle che hanno dato risultati migliori sono state le session di registrazione del primo demo, in cui sperimentavamo, registrando noi stessi in maniera piuttosto rudimentale ma efficace, le basi della musica che volevamo creare. Poi le registrazioni per lo split cd coi Decayed, perché sono state quelle più complete dal punto di vista compositivo e produttivo. Naturalmente anche le ultime session di registrazione perché hanno riunito la formazione originaria e i nostri ultimi atti; le prove per la realizzazione del nostro primo e ultimo live su tutto, prove in cui abbiamo sperimentato i brani da eseguire dal vivo, cosa che non avevamo mai fatto prima e che ci ha coinvolti e impegnati molto.

“The Last Rehearsal” e lo split in compagnia degli Earth Plague, pubblicati da pochi giorni, sono le due ultime fatiche dei Darkness, una sorta di epitaffio. Vuoi dirci qualcosa riguardo a questi lavori?

“The Last Rehearsal” è una registrazione fatta durante una prova prima del live, cattura i brani eseguiti durante il concerto nella loro essenza. Pur presentando una registrazione grezza e minimale, rende bene l’affiatamento che si era creato in sala, l’abbiamo prodotto in un numero limitatissimo di copie da distribuire solo ed esclusivamente al live, le copie non vendute in sede sarebbero state distrutte il giorno dopo, ma fortunatamente le abbiamo date tutte. Lo split con gli Earth Plague include la registrazione in studio più recente, meglio registrata e che include tutti i membri storici del progetto. Lo split è stato progettato da noi Darkness e dal cantante degli Earth Plague che avevo conosciuto un paio di anni fa, è quindi uno split voluto dalle bands in primis e non organizzato dall’etichetta (che abbiamo cercato solo a lavoro finito). Credo sia uno split del tutto genuino e rappresentativo, una vera manata in faccia dal punto di vista musicale. Il nostro suono è il più pulito che abbiamo mai avuto, pur rimanendo grezzo e ruvido e i brani si sviluppano attraverso soluzioni Black, Thrash e Death Metal con una continuità decisamente fluida e potente (secondo me), ne siamo molto soddisfatti. Ti anticipo che abbiamo altre tracce già registrate che forse usciranno in qualche split postumo o compilation(s) sempre tratte dalla stessa session di registrazione.

I Darkness si sono esibiti per la prima ed unica volta dal vivo lo scorso 26/03/2016. Perché questa scelta? Sei soddisfatto dell’esibizione e della serata?

Diciamo che erano già anni che pensavo a come sarebbe stato un live dei Darkness, sentivo che era un progetto adatto al palco e al momento della decisione di chiudere il progetto, ho pensato che fosse il modo migliore per dire addio. Lo abbiamo fatto nel modo a noi più congeniale, scegliendo un piccolo club delle nostre zone e inserendoci come supporto degli Handful Of Hate, band di cui siamo estimatori e amici ormai da anni. Il live è stato il classico live underground italiano, con non troppa gente, che quasi non ci conosceva. Il pubblico ci ha scoperti e apprezzati brano dopo brano, dandoci delle ottime sensazioni di riscontro. Quindi sì, siamo soddisfatti della serata, nonostante avessi immaginato un’affluenza leggermente maggiore e mancassero personaggi tra il pubblico che avrei pensato in prima linea; ma si sa, le previsioni sono sempre lontane dalla realtà.

Di recente hai posto fine anche ai progetti A Forest e The Blessed Hellbrigade. Sono quindi rimasti in pista soltanto The True Endless e Skoll…

Tra i gruppi superstiti, non dimenticare Torvara, di cui uscirà (spero) a breve il primo album e Emortualis con cui non abbiamo ancora realizzato nulla, oltre alle varie collaborazioni (al momento con Profezia, Grimwald e Hesperia), direi quindi che non resto disoccupato. Ho dovuto porre fine a questi progetti, fondamentalmente, per mancanza di tempo e perché Mayhem, che mi accompagnava non può più parteciparvi attivamente, dati i suoi preponderanti impegni lavorativi. Non sono una persona che fa le cose “tanto per fare”, e nemmeno per farle male (o meglio come non voglio), ho quindi dovuto prendere decisioni drastiche; piuttosto che mantenere progetti aperti e inattivi ho preferito così chiuderli, con dignità e in maniera totalmente underground, con pochi comunicati, semplici e conclusivi. Nel frattempo abbiamo chiuso anche il progetto Zenith, perché abbiamo raggiunto il massimo delle nostre capacità e non avevamo più stimoli per andare avanti nelle nostre sperimentazioni, solo che per Zenith non abbiamo nemmeno voluto creare un comunicato stampa per avvisare la gente, che tanto ormai vive disinteressata e avulsa da ciò che è vera arte sperimentale (tolte poche eccezioni).

Come giudichi i tuoi “colleghi” (moltissimi) che distribuiscono il loro materiale in formato esclusivamente digitale (magari anche solo per necessità economiche)?

Penso sia una scappatoia che sta rovinando l’underground. Il formato digitale è pratico, ma, passami il termine, ridicolo. Può essere buono per fare un omaggio gratuito, ma non ha valore artistico, dato che non esiste, non ha una datazione e disperde l’attenzione dell’ascoltatore che, scaricando e ascoltando senza l’attenzione che si presta alla presenza del supporto fisico, non si addentra nella proposta artistica del gruppo e si superficializza, perdendo la capacità di entrare in sintonia con la proposta musicale. Di sicuro è economico, ma non esiste, è solo un insieme di bit che possono essere cancellati con un tasto e che non hanno peso culturale. Inoltre mi pare sia un fallimento anche dal punto di vista economico, vedi com’è andato il “paga quanto vuoi” dei Radiohead, per non parlare della porcata del “crowdfounding” dove si fa l’elemosina al pubblico per poter stampare prodotti e merchandising o andare in tour coi gruppi “famosi” (perché i tour si pagano). Tutto questo, secondo me, destruttura e snatura il senso della musica, che passa sempre più da essere Arte a diventare mero intrattenimento, senza valori elevati, ma solo marketing e apparenza. Quindi è un fallimento, secondo me, su tutta la linea.

Mi collego alla domanda precedente per chiederti, più in generale, dal momento che sei sulla scena da molti anni: cos’è cambiato? Si può ancora parlare di underground con lo stesso significato che si attribuiva alla parola anche solo una decina di anni fa?

Possiamo dire che è cambiato tutto, nel metal estremo ci sono alcune realtà più datate e poche recenti, che fanno musica per una vera pulsione artistica, che fanno ancora Arte perché ne sentono l’irrinunciabile pulsione creativa. Ma la maggior parte dei gruppi sono legati a una situazione di mera apparenza e alla totale mancanza di voglia di osare e di fare qualcosa di “originale”; non nuovo, ma originale, non innovativo, ma personale, magari anche derivativo, ma non copiativo. Non sono soddisfatto della scena attuale, forse sono ormai solo un vecchio brontolone, ancorato alle mie idee e a ciò che ho vissuto (bazzico la scena dal 1991). Ma vedere ancora adesso giovani che suonano alla maniera dei gruppi che ho amato nei primi ’90, ripercorrendo pedissequamente i loro passi (dai suoni alle strutture dei brani, ai testi, ecc) mi fa pensare che sia ormai tutto finito. Certo, con Darkness e altri gruppi in cui suono, potrei essere accusato di fare lo stesso, ma io credo di aver sempre vagliato le mie influenze, più che evidenti, attraverso il mio personale gusto estetico. Ho sempre cercato di creare un suono personale e adatto alla singola produzione, ho scritto testi realmente miei, legati a esperienze reali, apparenti o di fantasia, ho creato e cercato di studiare copertine il più possibile legate alle musiche dei singoli album di modo che li rappresentassero. Ho messo la mia vita in musica, le gioie e le delusioni, episodi di vita vissuta e elucubrazioni mentali, andando spesso controcorrente rispetto alle mode del momento e perciò riscontrando raramente il consenso della stampa e mai del grande pubblico, solitamente più attenti alle mode e ai personaggi del momento. Si può ancora parlare di underground? Credo di sì, anche se ormai non ha più il valore di una volta e nemmeno funziona più come una volta. Tuttavia resiste ancora chi si dedica alla musica in senso artistico, sperimenta e fa le cose con passione autentica, anche se, sinceramente, non nutro grandi speranze per il futuro prossimo.

Ti ringrazio e ti lascio concludere con le parole d’addio dei Darkness per i nostri lettori…

Ringrazio io voi per il supporto che ci avete dato negli anni e che date a questo genere musicale che richiede meno marketing e più passione. Invito i lettori che non ci conoscessero a cercare i nostri lavori, troverete ben poco online, un po’ per nostra scelta, un po’ perché abbiamo sempre tenuto un profilo molto basso all’interno della “scena”, ma se cercate nelle distro e nelle etichette underground qualcosa lo trovate di sicuro. Potete trovare nostre informazioni sulla nostra pagina facebook (non abbiamo un sito) o sul solito metal archives. Darkness ha cessato al sua attività ma per chi volesse e ne avesse l’interesse può contattarci, anche per richiedere il nostro materiale, tramite la nostra pagina fb o la mail huginnproduction(at)libero(dot)it.