I polacchi Jarun sono un multiforme ed affascinante quintetto attivo da una decina d’anni, che giunge con questo “Sporysz” alla terza fatica sulla lunga distanza. Se, come si è soliti dire, il terzo album rappresenta la definitiva prova di maturità per un gruppo, si può affermare con sicurezza che i nostri questa prova l’abbiano superata alla grande. “Sporysz” è infatti un lavoro caleidoscopico e ricco di sfumature, che attraversa ed amalgama con disinvoltura diversi generi musicali apparentemente distanti tra loro, dal folk estremo al black metal all’avantgarde, che qui invece si compenetrano l’un l’altro, con un piglio progressivo che non trascende mai nel cervellotico tecnicismo o nella sperimentazione fine a sé stessa. Si potrebbe parlare addirittura di un approccio jazz perché, a mio modo di vedere, l’improvvisazione sembra giocare un ruolo non secondario nel songwriting dei nostri che, pur cangiante e stratificato, resta comunque saldamente ancorato ad un guitarwork solido, potente e ben strutturato; le chitarre sono infatti costantemente in primo piano e dominanti per tutta la durata del disco. Il sound non risulta eccessivamente atmosferico ma gli elaborati intrecci melodici sono decisamente evocativi e talvolta le canzoni sfociano in soluzioni inaspettate ma gradevoli ed ottimamente inserite nel quadro d’insieme, come la lunga coda strumentale posta in chiusura della conclusiva “Malowany Ogień”, con tanto di prolungato assolo di tromba, che in altri contesti sarebbe parso pretenzioso e fuori luogo ma che qui invece risulta estremamente fluido e naturale. Nel sound degli Jarun c’è qualcosa di alcuni gruppi dell’Est Europa come Negură Bunget, Furia o Mord’A’Stigmata, così come degli ultimi Enslaved, ma i nostri riescono comunque a mantenere una loro specificità difficile da catturare a parole e sono, in fin dei conti, una mosca bianca in un panorama underground dominato da altri generi di sonorità. “Sporysz” è un lavoro maturo ed organico, graziato da una produzione nitida e pulita che in questo caso calza a pennello, da gustare apprezzando l’abilità dei musicisti e, soprattutto, lasciandosi trasportare dalla presa emotiva dei pezzi. Dategli un’opportunità e non ne resterete delusi.
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