Vetala – Retarded Necro Demential Hole

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Che la scena raw black metal portoghese sia una delle più luride e marce al mondo è noto a quanti frequentano gli anfratti più oscuri dell’underground. Da circa una quindicina d’anni si è assistito al proliferare di diverse realtà legate ad una concezione assolutamente esclusiva ed elitaria e ad un’attitudine che per molti versi può ricordare quella dello storico Inner Circle norvegese o delle altrettanto famigerate Légions Noires francesi. Gruppi dei quali si sa poco o niente (può anche darsi che ci siano sempre le stesse persone dietro a progetti diversi), che producono musica ultra grezza, orgogliosamente registrata secondo i dettami del più approssimativo ed artigianale “do it yourself”. Della cricca fanno parte anche i Vetala, che insieme ad altre bands come Mons Veneris, Decrepitude, Irae e Rainha Cólera hanno dato vita ad un sodalizio chiamato Black Circle. Sotto questo punto di vista non si può certo dire che la fantasia sia nelle corde di questi ragazzi ma è consolante vedere che c’è ancora chi porta avanti con convinzione un discorso musicale così estremo in ogni aspetto, soprattutto quando, come nel caso dei Vetala (che hanno alle spalle due lavori sulla lunga distanza e la consueta trafila di demo, split ed ep), questo si sposa con una certa ricerca sonora, accompagnata da una massiccia dose di morbosa follia. Cominciamo subito col dire che questo lavoro è registrato peggio del disco peggio registrato dei Black Funeral, il che potrebbe rappresentare, specialmente al primo impatto, un grosso ostacolo alla fruizione da parte di quanti sono meno avvezzi a questo genere di nefandezze sonore: suoni grezzissimi e strumenti impastati, a creare un caos magmatico e primordiale che trascina immediatamente l’ascoltatore in un gorgo rumoristico dal quale emergono a fatica i battiti scoordinati della batteria, le ageometriche e sghembe linee di chitarra e le urla depravate e demoniache del singer, che ci vomita addosso tutto il suo misantropico disprezzo (non si capisce in quale lingua, ammesso che si tratti di parole). I quattro pezzi senza titolo che compongono questo “Retarded Necro Demential Hole” non hanno alcuna ragione di esistere: sono luridi e blasfemi viaggi nei più oscuri meandri della sperimentazione black, costruiti unendo, con un piglio quasi jazzistico, sonorità ortodosse alla pura e semplice improvvisazione, affastellando una sull’altra schegge di follia con la tecnica dell’accumulo, fino a che l’orecchio, esausto e rassegnato, si lascia condurre, docile e senza più remore, negli angoli sporchi di questo umido labirinto, che assume, a suo modo, i connotati dell’avanguardia (ma un’avanguardia del tutto casuale, che non perde un’oncia del suo approccio assolutamente squilibrato).

Siamo insomma nel bel mezzo di un rituale esoterico e si ha davvero l’impressione che questi due pazzi lusitani non facciano altro che ricoprire di sterco ogni appiglio alla forma canzone che ci possa consentire un minimo di sicurezza durante l’ascolto e allo stesso modo intendano travalicare ogni forma di estremismo black andando un po’ più in là in termini di corruzione e trasgressione sonora: in questo disco troverete, sommersi sotto un mare di sporcizia, urlacci tra il demente e il terrificante, atmosfere orrorifiche cariche di disgusto, riff crudissimi, tremolanti ed estemporanei, percussioni stile “bastone di legno che batte a caso una pentola vuota”, e ancora, se riuscirete a sentirli, suoni strani e disturbanti, che potrebbero essere tastiere, oppure forse qualche strumento tipo il violoncello o qualcosa di simile ed altre amenità assortite. Il tutto estremamente riverberato, distorto e suonato (sempre che questa parola possa essere usata a proposito in questo caso) male, tanto da risultare offensivo, eppure in certo qual modo morbosamente affascinante. Perché, in tutto questo orribile casino, i Vetala riescono a catturare, meglio di molti altri ben più blasonati colleghi intenti a rincorrere inutilmente i fasti del passato, quella che dovrebbe essere l’essenza di un profondo ed assoluto odio in musica, riuscendo (finalmente) a reinterpretare a modo loro gli stilemi del sound tradizionale senza rimanerne imprigionati ed inevitabilmente limitati. “Retarded Necro Demential Hole” è una creatura amorfa che si avvita su sé stessa senza alcuno scopo, come un bambino deforme che gioca con le costruzioni e poi distrugge, e poi ricostruisce e poi distrugge di nuovo, senza un motivo: magari lo odierete, ma certamente non vi lascerà indifferenti!