Esordio assoluto per i Black Vatican, terzetto proveniente dagli Stati Uniti (Kansas per la precisione) e composto da Erick Ramos (basso e voce), Cole Roberts (chitarra) e Isaac Byrd (batteria), che in questo omonimo lavoro ci offre una manciata di canzoni di metal dal piglio gotico e sinfonico di discreta fattura. La musica qui proposta è ombrosa e possiede un che di magico ed onirico: una buona presa emotiva quindi, che fa passare momentaneamente in secondo piano alcuni difetti di questa release, primo fra tutti la produzione un po’ troppo soffocata per il genere, che comprime decisamente il suono della chitarra relegando inevitabilmente questo strumento al ruolo di comprimario, a tutto vantaggio delle tastiere, vere ed assolute protagoniste del platter. Tastiere che la band riesce anche ad usare in maniera egregia, costruendo ottimi intrecci melodici e cori sintetici quasi sempre azzeccati, che imbevono il disco di un’atmosfera morbosamente romantica, più affine ovviamente al gusto di quanti prediligono un approccio più dark rispetto a quelli che bramano soltanto pure colate di metallo fumante. I nostri dimostrano anche una certa tendenza alla diversificazione laddove inseriscono alcuni stralci dal sapore vagamente industriale, così come, nella traccia iniziale e in quella finale, alcuni cori di voci femminili eterei e suadenti. Si tratta però di esperimenti che restano un po’ estemporanei e tutto sommato non molto significativi perché il meglio di sé i Black Vatican lo danno quando si concentrano sulla creazione di melodie semplici ed avvolgenti, dal gusto orrorifico, come avviene soprattutto in un paio di occasioni nella parte centrale del disco: “Lady Of Dis” e “Restless Anastasia” piaceranno sicuramente a quanti apprezzano gruppi come Theatres Des Vampires e simili e non disdegnano del tutto alcune cose dei Cradle Of Filth del periodo post-black, e sono indiscutibilmente gli episodi migliori del lotto.
È questa a mio giudizio la strada che il gruppo dovrebbe percorrere con decisione in futuro, lasciandosi definitivamente alle spalle gli sparuti retaggi black metal che sono comunque ancora presenti qua e là in alcuni passaggi di questo lavoro, per la verità un po’ fuori contesto. Oltre alla già sottolineata scarsa potenza della chitarra, un’altra pecca è a mio avviso rappresentata dall’eccessiva dipendenza del singer dallo stile vocale di Dani Filth, tanto nello screaming strozzato e siderale quanto nelle parti in clean vocals basse e quasi recitate, entrambi marchi di fabbrica dell’istrionico cantante inglese: non è necessariamente un male avere un modello al quale ispirarsi ma sarebbe decisamente preferibile trovare una propria via espressiva, visto che a Erick Ramos le capacità non sembrano davvero mancare. Insomma, al netto di queste indecisioni ed ingenuità, in larga misura tipiche di un debutto e quindi per ora scusabili, i Black Vatican ci offrono una cinquantina di minuti di oscuro extreme gothic metal di apprezzabile qualità e riescono tutto sommato a coinvolgere grazie soprattutto alle buone melodie intessute dal synth, sulle quali l’intera opera in fin dei conti si regge. Per adesso ci accontentiamo, anche perché la band dà l’impressione di possedere ampi margini di miglioramento e di non avere ancora espresso totalmente il proprio potenziale.