Negli ultimi anni si sta assistendo, da parte delle più varie etichette specializzate in underground estremo, al tentativo di far riemergere, tra tutte le nuove uscite discografiche, registrazioni di band che nel loro piccolo hanno dato, ai tempi, un contributo alla scena locale di provenienza e non solo. Soventemente si tratta di demo tape dimenticati da Dio (e forse anche da chi li ha registrati) ma alcune volte vale la pena riesumare queste salme e tirarle a lucido. Questo è il caso della “Demo 888” dei Nomenclature Diablerie, progetto nato a Sidney nel 1988, che ha avuto una brevissima durata e che aveva come mente pulsante il chitarrista Matty Boomsticks. La scena a Sydney in quel periodo era potente e guerriera ma ancora acerba (ricordiamo gli Slaughter Lord, pionieri della scena estrema), ma soltanto qualche anno dopo si assisterà all’emergere di grandissime band come Sadistik Exekution o Bestial Warlust (per citarne solo un paio), che impostarono la loro traiettoria musicale verso uno stile ancora più frenetico e caotico, che divenne poi il biglietto da visita della scena australiana. La storia narra che mentre scriveva pezzi per conto suo, ispirandosi ai gruppi estremi più in voga del momento, come Bathory e i più conosciuti Slayer, il mastermind Matty contattò l’amico Dave Slave, in forza ai Sadistik Exekution, chiedendogli se conoscesse un buon batterista e questi gli presentò Sloth, anch’esso nei Sadistik Exekution, che accettò la proposta. La band, ancora senza nome, decise di utilizzare l’attuale moniker dopo che Matty fece ascoltare una canzone così chiamata a Dave, il quale non apprezzo la stessa ma consigliò di utilizzarne il titolo come nome della band: Nomenclature Diablerie.
Trovato un assetto ritmico stabile, i due canguri blackster provarono in studio per un lungo periodo, sino a reclutare Mr.Toneye (già in band come Chaotic Impurity ed Infinite Black) per registrare le parti vocali; i Nomenclature Diablerie avevano preso la loro forma primordiale. Dopo nottate a bere birra, far casino e massacrare i propri strumenti, ciò che ne derivò, appunto, fu questa demo, chiamata semplicemente “Demo 888”, che contiene due canzoni, due perle grezze ma che, a distanza di trent’anni, assumono un’importanza storica rilevante per tutta la scena metal estrema australiana. L’approccio al metal era incredibilmente avanzato per il tempo e totalmente diverso da tutte le bands del sottobosco più becero del South Wales; la missione della band era appunto espandere ulteriormente i confini della proposta underground locale eliminando gli approcci convenzionali ma mantenere, allo stesso tempo, la violenza primordiale e guerrafondaia della loro proposta. Ascoltando “888”, è ben palese che la band era influenzata da vari generi e correnti del metal in tutta la sua interezza e varietà: si spazia dal protoblack, al thrash più ignorante, a un death metal acerbo ma non sprovveduto, passando per riff con metriche prettamente classic, anche se dopate da distorsioni acide e ruvide come carta vetrata, facendo sì che le due tracks contenute in “888” siano un viaggio, seppur breve, intenso e a capofitto nella musica underground a 360° che infestava il globo terrestre alla fine degli anni ottanta. La prima tappa è “Lovecraft”, dove up tempos si alternano a rallentamenti al limite del sabbathiano, ma la vera perla è “Premature Cremation”: un attacco aereo con missili prende il sopravvento, l’inizio è di quelli dilanianti, per poi spaziare su midtempos meno caotici e più ragionati; i riff si alternano sapientemente mutando costantemente la canzone come un demone camaleontico, fino a metà, quando un arpeggio atmosferico ci inganna, per poi sfociare in un riff che non avrebbe sfigurato sul primo e omonimo album della Vergine di Ferro.
Questo “888” è una testimonianza che ci dimostra l’approccio innovativo della scena australiana di oltre trent’anni fa. Più che la bellezza intrinseca del lavoro stesso, che dura a malapena dieci minuti scarsi, è da sottolineare la sua importanza a livello stilistico, un faro guida per quella che poi fu la scena estrema e occulta in un paese dove regnano i canguri, il sole e i surfisti. La domanda che ci poniamo è chissà dove sarebbero arrivati i Nomenclature Diablerie se avessero deciso di continuare la loro losca avventura, visto e considerato il loro atteggiamento pioneristico e all’avanguardia già ai tempi. La Nuclear War Now! Productions decide pertanto di ristampare questo lavoro in formato 12”, con copertina originale e un suono finalmente all’altezza (l’originale stampa del 1988 e quella successiva del 1999 erano lontane anni luce da questa propostaci), con lo scopo di riportare il mitico nome dei Nomenclature Diablerieal posto che gli spetta all’interno della scena del metal estremo australiano, che anche loro hanno contribuito a creare.